Aveva denunciato una chat di Whatsapp in cui due colleghi e alcuni infermieri (circa sessanta operatori sanitari in totale) si divertivano a gareggiare uno contro l'altro: la vittoria a chi infilava la cannula più grossa nelle vene dei pazienti. Il risultato è la sospensione per dieci giorni solo per lui, Vincenzo Maria Riboni, primario del pronto soccorso dell'ospedale San Bortolo di Vicenza, con invito a godere le ferie arretrate e scivolare così verso la pensione.

Tutti al loro posto, impuniti

Colleghi e infermieri, finiti sotto indagine lo scorso aprile, restano impunitial loro posto, sebbene spostati in altri reparti.

Questa la vergognosa conclusione sulla vicenda del gruppo Whatsapp intitolato 'Amici di Maria', forse proprio per sbeffeggiare il primario con un palese richiamo al suo secondo nome. Le conversazioni denunciate da Riboni e registrate dal sistema di chat sono sconcertanti. Si evincono atteggiamenti e affermazioni che vanno ben oltre la pura goliardia, facendo presupporre la messa in pratica di quanto teorizzato nel gruppo virtuale. Presente anche una sorta di segnapunti online, per catalogare i progressi di ogni concorrente nell'infilare aghi cannula sempre più grossi. Frasi che lasciano allibiti quanti hanno potuto leggerle, compreso ilpresidente del Veneto, Luca Zaia, che aveva in prima battuta espresso parole di rabbia e stupore su questo gravissimo caso di insanità.

Già, è forse il caso di descriverlo così questo episodio. Pazienti nelle mani di persone almeno virtualmente insane di mente, per cui il lavoro è anche divertimento a spese degli altri.

Il Nursind contro il primario

In seguito alle indagini avviate anche dal sindacato autonomo degli infermieri, il Nursind, la posizione del primario si è capovolta: da accusatore è passato al ruolo di accusato e avrebbe inventato la vicenda, a detta del sindacato stesso.

I fatti però smentiscono clamorosamente questo colpo di scena, visti i trasferimenti verso altri reparti di tutti i componenti della chat denunciata da Riboni. Trasferimenti che sono avvenuti in sordina e gettano un riflesso vergognoso su un sistema sanitario spesso nell'occhio del ciclone per fatti di malasanitàe scarsa capienza delle strutture ospedaliere sul territorio nazionale. Una piaga che colpisce longitudinalmente tutta l'Italia, da nord a sud. Difficile credere che si tratti di semplici casi isolati.