L'allarme, l'ultimo della serie, era stato lanciato poco prima di Ferragosto. Il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, aveva prospettato la possibilità che tra i migranti in arrivo dalla Libia potessero annidarsi anche miliziani dell'Isis o dell'organizzazione Ansar al-Sharia vicina ad Al Qaeda. Il capo del Comitato parlamentare per la sicurezza nella Repubblica ha immediatamente stoppato qualunque falsa convinzione che questa fosse una strategia consolidata per un semplice motivo: costoro non sarebbero "lupi solitari" ma gente addestrata sulla quale le organizzazioni terroristiche hanno investito tempo e denaro.

Pertanto, sottoporre unità di combattimento a viaggi sui barconi che spesso si concludono in tragedia sarebbe stato un inutile rischio. I tempi però sono cambiati e la sconfitta alla quale stanno andando incontro le forze jiahdiste a Sirte ha generato una fuga caotica di molti combattenti locali e foreign fighters. Se qualcuno di costoro trova rifugio sulle imbarcazioni che partono alla volta della Sicilia, si tratta di gente che fugge dalla guerra e da un destino che potrebbe riservare loro la pena capitale se non esecuzioni sommarie. Potrebbe essere il caso dei due libici chiedenti asilo ed ospiti di un centro di accoglienza a Trapani, trovati in possesso di materiale sospetto.

I presunti jihadisti

I due migranti sono arrivati insieme ad altri lo scorso 23 agosto, sbarcati al porto di Trapani dalla nave "Fast Sentinel" che li aveva recuperati nel Canale di Sicilia. Nel corso delle procedure di ricoscimento all'hotspot di contrada Milo, sono stati trovati in possesso di telefoni cellulari contenenti immagini 'sospette'.

Oltre a luoghi simbolo della Libia, infatti, ci sarebbero state altre immagini e contenuti di stampo jihadista. La questione è stata segnalata dagli agenti della Digos di Trapani alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo che ha aperto le relative indagini. Ad avvalorare la tesi di possibili collegamenti con Isis o Ansar al-Sharia anche numerose cicatrici e segni di ferite sui loro corpi che sono state notate dai medici che li hanno sottoposti ai controlli sanitari di rito.

Sirte, il cerchio si stringe

I due rifugiati sotto inchiesta a Trapani potrebbero non essere gli unici jihadisti arrivati in Italia nelle ultime settimane. Del resto le milizie dell'Isis attualmente asserragliate nel "quartiere 3" di Sirte starebbero andando incontro a morte certa, stando alle dichiarazioni del generale Mohammed al-Ghasri che fa da portavoce alle Brigate Al-Bunyan Al-Marsoos, alleate del governo libico di Fayez al-Sarraj che stanno conducendo la guerra ai jihadisti sul fronte di Misurata. "Non consentiremo vie di fuga - ha detto - ed abbiamo rafforzato l'assedio per accerchiarli ed eliminarli definitivamente. L'Isis va cancellata da Sirte". Chiaro che in questo momento, con le sorti della battaglia ormai segnate, alcuni miliziani che combattono sotto le bandiere nere del Califfato stanno disertando nella speranza di trovare rifugio altrove.

La via più sicura, paradossalmente, potrebbe essere quella del Mediterraneo insieme a decine di altri profughi che lasciano il Paese. Trapani ed altri porti della Sicilia, pertanto, sarebbero da considerare una via di fuga e non obiettivi sensibili di un folle sogno jihadista il cui tramonto è ormai prossimo in Libia, Iraq e Siria.