L'11 settembre scorso, giornata dedicata alle celebrazioni per la commemorazione dell'attentato alle Torri Gemelle del 2001, ha segnato un ulteriore momento di tensione nella già convulsa campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti. La candidata democratica, Hillary Clinton, è stata colpita da un malore, documentato dai giornalisti, che ha suscitato scalpore nell'opinione pubblica e nello scenario politico. Negli ultimi giorni i media americani, e di rimando quelli mondiali, hanno passato al setaccio i video dei discorsi della candidata, tentando di analizzare le sue condizioni di salute dei mesi passati.

L'entourage della Clinton, in un primo momento di smentita, aveva attribuito il mancamento allo stress della campagna elettorale; la portavoce della candidata democratica, Brian Fallon, ha, infine, dichiarato che si tratta di una polmonite. Oggi, dopo due giorni di assenza dai comizi, è stata data la notizia che Hillary riprenderà a incontrare i suoi sostenitori a partire da venerdì; lei stessa ha reso noto di stare molto meglio. I membri dello staff hanno comunque tentato di sminuire l'accaduto, per evitare di danneggiare la figura della leader democratica e tutelare così la sua immagine, in accordo con il suo slogan Stronger Together.

Dall'altra parte della barricata, Donal Trump, che non ha infierito sul malessere della sua avversaria, è stato coinvolto delle pressioni delle maggiori testate giornalistiche statunitensi, tra cui lo stesso New York Times, arendere pubbliche le cartelle cliniche di entrambi i candidati; tuttaviail candidato Repubblicanonon ha ceduto alle richieste.

Tale vicenda fa riflettere sulla forte empatia che viene a crearsi tra i candidati alla Casa Bianca e i cittadini americani: una vera e propria immedesimazione non solo nei loro intenti ma anche e, forse, soprattutto a livello fisico, morale, personale. Le lunghe campagne elettorali che portano i leader a girare in lungo e in largo per il paese, come opera di divulgazione e convincimento a favore del loro programma elettorale, è anche il paradigma della stessa potenza statunitense, che non si limita all'opera politica, ma, attrae i singoli nel suo ideale di forza.