“Saccheggio a bordo della #concordia”. È intitolato così un articolo del giornale francese “Le Parisien” (in francese “Pillage à bord du “Concordia”) che racconta di come decine di persone che erano a bordo della nave al momento del naufragio non hanno mai più ricevuto i loro effetti personali, compresi gioielli, contanti o oggetti di elettronica. Tutto o la maggior parte di quegli oggetti sono come “evaporati”. Le Parisien ha intervistato anche diversi passeggeri che testimoniano l’accaduto e che attaccano duramente l’operato di Costa, che dal canto suo respinge le accuse.
Le polemiche a poche ore dall’ultimo “viaggio” del relitto
Promette di far discutere, e a lungo, la polemica innescata dal quotidiano d’oltralpe. Il tutto a poche ore dall’ultimo “viaggio” del relitto della Concordia,naufragata il 13 gennaio 2012 causando la morte di 32 persone. A bordo quel giorno c’erano 4200 passeggeri. Ciò che resta della nave, dopo una prima opera di smantellamento, è stato infatti spostato, all’interno dell’area portuale di #Genova, da un bacino ad un altro dove avverrà la demolizione definitiva. La nave si trova in Liguria dal 2014, quando fu trasportata dal giglio grazie a decine di cassoni speciali che ne garantirono il galleggiamento.
Il naufragio e la condanna per il comandante Schettino
La Costa Concordia naufragò la notte del 13 gennaio di quattro anni fa nei pressi dell’Isola del Giglio. Sotto accusa per il disastro finì il comandante Francesco Schettino, originario della penisola sorrentina, che nel frattempo ha anche pubblicato un libro, “Le verità sommerse”, scritto a quattro mani con la giornalista Vittoriana Abate.
La Corte d’Appello di Firenze ha comunque condannato a 16 anni il comandante, confermando così la sentenza di primo grado del Tribunale di Grosseto.
Il Collettivo dei naufraghi francesi della Concordia promette battaglia
Tornando al caso degli oggetti scomparsi, dopo il naufragio furono posti i sigilli a migliaia di casseforti presenti nelle cabine e nelle suite della nave.
Costa ha ammesso che ci potrebbero essere stati errori amministrativi ma anche che il relitto è stato sotto la responsabilità della giustizia. Altri oggetti che si trovavano nei ponti allagati sarebbero dispersi in mare, e una società ha avuto il compito di ritrovarli senza grandi risultati fino a questo momento. Anne Decré, la responsabile del “Collettivo dei naufraghi francesi della #Concordia” ha già promesso battaglia. Dall’Italia, inoltre, nelle ultime ore il presidente dell’associazione “Sportello dei Diritti”, Giovanni D’Agata, ha lanciato un appello proprio alla magistratura affinché faccia piena luce sulle procedure di recupero del relitto della nave e del suo contenuto.