Dura, fredda come la sofferenza, la vicenda che si svolge a Taranto e che ci parla di un ragazzo di 13 anni, nato in questa città, in cui l'Ilva continua a uccidere con i suoi veleni, coprendo di una nube plumbea gli orizzonti di una popolazione che chiede solo lavoro, per vivere e non per morire.
E' una storia tra le tante, quella di questo ragazzo, ma una storia che scuote e, come un urlo lacerante, erompe nell'inferno della fabbrica in cui la morte è pronta a giocare una partita a scacchi senza fine e la vita si consuma nel fragile sogno di un cielo incontaminato.
Il dolore del padre
" Ciao Michele, ieri, dopo 11 giorni di ricovero, a mio figlio di 13 anni è stato riscontrato un brutto tumore, purtroppo siamo di Taranto e l'Ilva ci ha condannati". Queste le disperate parole del papà del ragazzo, indirizzate al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e inviata in un sms .
"Non voglio- ha soggiunto il padre- che altri genitori possano passare ciò che sto passando io, chiudi l'Ilva".
Il messaggio, drammatico e disperato, è stato poi pubblicato da Emiliano nella sua pagina facebook. Immediata la reazione di tutti, un coro unanime, nella partecipazione emotiva, si è levato dal social.
Troppa la rabbia dei cittadini, troppe le morti per tumore in questa città che piange le sue vittime.
" Non si può sottostare al ricatto- ha dichiarato uno dei tanti che hanno risposto al messaggio- se vuoi lavorare, devi accettare il rischio che ai tuoi figli venga il cancro. Il diritto alla salute viene prima del diritto al lavoro".
Parole che parlano di dolore, di morti annunciate per i miasmi che inquinano l'aria di questa splendida città, vittima, a sua volta, del mostro d'acciaio, che continua a produrre veleni tossici.
L'allarme degli ambientalisti
Gli ambientalisti, sulla base di recenti analisi, denunciano la presenza di cromo esavalente( sostanza altamente tossica) nelle acque sotterranee della falda superficiale e potrebbe essere finito anche nei pozzi e nelle acque del mare di Taranto. Ma a rendere più drammatica la situazione è la scoperta che anche la falda più profonda è stata contaminata.
Siamo di fronte a una catastrofe ambientale. Superficialità o forse interessi economici hanno prodotto, negli anni, l'attuale disastro.
E il dolore di questo papà è il grido di tanti genitori che, impotenti, assistono alle sofferenze dei propri figli.
A Taranto intanto aumentano le morti per tumore e la vita si spegne inesorabilmente, come il tramonto di un sole che affonda nell'ultimo orizzonte.