Il segretario di Stato americano, John Kerry, ed il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, si rivedranno a Ginevra per cercare un punto di incontro sulla questione siriana. La rottura della tregua ha portato all'interruzione dei rapporti diplomatici tra le due superpotenze. Lo scambio di reciproce accuse ha acuito la frattura. Gli Stati Uniti continuano ad accusare la Russia di "crimini di guerra" dei quali Mosca si starebbe macchiando ad Aleppo insieme al governo siriano di Damasco. I russi rispondono di non aver violato nessuna tregua, lamentandol'attacco subito per errore da una base aerea del governo siriano da parte di aerei della coalizione a guida USA e contrattaccano, accusando Washigton di non aver rispettato gli accordi che prevedevano l'isolamento delle milizie jihadiste dal fronte dei presunti ribelli moderati.

Il nodo di tutta la questione riguarda Aleppo, città diventata ormai simbolo della guerra civile e, quasi certamente, teatro dello scontro decisivo. Se l'assedio delle forze russe e siriane viene culminato con un successo, la sconfitta definitiva dell'opposizione sarebbe un dato di fatto.

I dubbi statunitensi

L'idea di istituire una "no-fly zone" nei cieli di Aleppo era stata vagliata dall'amministrazione Obama durante i giorni della tregua ma era stata rigettata da Mosca. Oggi più che mai (la soluzione è stata riproposta dal Pentagono, ndr), è impraticabile perché le operazioni dell'aviazione russa sono in pieno svolgimento ed imporre un blocco equivale ad una dichiarazione di guerra. Quali carte restano, pertanto, in mano agli Stati Uniti, oltre che riprendere il rifornimento di armi alle milizie ribelli?

Barack Obama insiste sulla strada diplomatica ma c'è chi assicura che gli animi "inteventisti" dalle parti di Washington si stiano moltiplicando, probabilmente spinti dalle dichiarazioni molto dure di Hillary Clinton che potrebbe essere il probabile successore di Obama alla Casa Bianca. Di questo si discuterà anche a Londra, dove gli Stati Uniti possono contare sul supporto del fedele alleato britannico.

Lo stesso ministro degli esteri del Regno Unito, Boris Johnson, ha recentemente supportato l'opzione diplomatica promossa dalla Casa Bianca ma la sua posizione resta piuttosto ambigua. Intervistato sull'argomento, Johnson non ha saputo o non ha voluto dare indicazioni sulla posizione del suo governo. Si sa per certo che Boris Johnson incontrerà John Kerry a Londra e, successivamente, parteciperà ad un summit con i ministri degli esteri dei Paesi dell'Unione Europea.