Dove Nasce l'arcobaleno, il Libro di Andrea Caschetto edito da Giunti,è uscito il 19 ottobre in libreria ed è già campione di vendite. Segno che inun'epoca tutt'altro che facilele persone hanno voglia di leggere storie positive. E la storia diquesto giovane sicilianoè una di quelle che strappa il sorriso. Anche ai più cinici. Ne è un esempio la standing ovation che ha ricevuto lo scorso marzo alle Nazioni Unite.

Per quei pochi che ancora non lo conoscono Andreasognava difare il magistrato per combattere la Mafia. Il destino però aveva altro in mente per lui.

A quindici anni infatti scopre di avere untumore al cervello e viene ricoverato a Milano. L’operazione per rimuoverlo è difficile e Andrea perde la memoria a breve termine. Tutto quello che impara durante il giorno la notte con il sonno sparisce. Gli amici lo chiamano “memoria zero” e ilsogno di diventare magistrato viene accantonato. Ma non si perde d’animo: elabora un nuovo metodo di studio e grazie all’amore dei professori si diploma, prende una laurea e alla fine consegue anche un Master.

Riuscendo a recuperare parte della memoria. Oggigira il mondo con uno zaino sulle spalleregalando il sorriso ai bambini degli orfanatrofi di cinque continenti. Un viaggio che documenta con un quotidiano contatto sulla propria pagina Facebook con foto, pensieri e una carica di entusiasmo tipica di chi ha guardato negli occhi la morte.

Andrea, come nasce il tuo viaggio?

A diciannove anni sono partito per l’Africa. E al ritorno ho scoperto che ricordavo tutte le emozioni provate. Perché ciò che colpisce i nostri sentimenti rimane per sempre nella memoria a lungo termine. Ecco come nasce quest'avventura.

Dacci qualche numero.

Ho perso il conto di quante strutture ho visitato. Anche perché sono molte quelle dove non mi fanno entrare. Ma ho contato tutti i bambini con cui ho fatto attività pedagogica: sono 8008.

Qual è la cultura che ti ha toccato di più?

I bambini sono tutti uguali. Fosse per me farei un mondo comandato da loro.

Viaggiare costa. Come hai finanziato il tuo viaggio?

Ho speso meno di 4 mila euro. Ho prenotato i voli, rigorosamente last minute. E mi sono mosso con passaggi di fortuna o sugli autobus locali.

In cambio di vitto e alloggio ho offerto il mio lavoro.

Ti sei mai trovato in pericolo?

Tante volte. Hanno provato anche ad uccidermi.

Hai detto che molti orfanatrofi non ti hanno fatto entrare. Come mai?

Perché avevano paura che potessi vedere e documentare le porcherie che succedono lì dentro. Purtroppo, di tutti i posti dove sono stato, solo quattro mi hanno dato totale fiducia. Negli altri c’è un giro di soldi allucinante. Più che strutture per bambini sembrano canili. Non c’è igiene, non c’è nulla per farli giocare. Le grandi onlus, quelle che fanno la pubblicità in tv con le foto dei bambini da adottare, sono le più ostili. Spesso i loro orfanatrofi sono posti utilizzati solo per fare soldi e i bambini che sono lì dentro non sono nemmeno orfani, ma sono stati rapiti nelle zone di campagna per incrementare il loro business.

Come comunichi con loro?

Parlo inglese e spagnolo. Quando sono stato in Vietnam non c’era nessuno che parlasse inglese. Mi sono fatto fare un cartello nella loro lingua per spiegare agli adulti chi ero. Mentre il modo migliore per comunicare con i piccoli è Il body language. Ecco perché faccio sempre il giocajouer di Claudio Cecchetto. Io canto e ballo e loro mi imitano. L’ho fatto anche con i sordomuti, con i down, con quelli in carrozzina. Con i bambini funziona un solo linguaggio: quello dell’amore.

Hai un sogno nel cassetto?

I sogni nel mio cassetto sono infiniti. E mi piace che sia così perché nel frattempo conto quelli che ho realizzato che sono davvero tanti.