Il ventiquattrenne difensore brasiliano vittima del terribile incidente aereo di fine novembre non sa ancora che quella partita, quella tanto sognata, non si è mai disputata. E non sa che il sogno di quel Chapecoense ahimè, è finito per sempre. In quell'incidente aereo hanno perso la vita quasi la totalità dei componenti della squadra migliore, il corpo tecnico e chi accompagnava i ragazzi alla finale della Coppa Sudamericana contro l'Atletico National de Medellin. 71 morti in quella che la stampa mondiale ha denominato la Superga brasiliana, ricordando l'incidente che coinvolse l'aereo dove morì il grande Torino.

"Com'è andata la partita?"

Queste sono state le prime parole pronunciate da Helio Neto al risveglio dal coma farmacologico al quale era stato sottoposto dopo il ritrovamento nel luogo dello schianto. Il ragazzo è uno dei tre calciatori sopravvissuti alla sciagura aerea in Colombia. Non ricorda nulla, pensa di essere stato vittima di un infortunio di gioco. Invece, Helio riporta la frattura di una vertebra lombare e una forte infezione polmonare. Ma da domenica 11 dicembre respira da solo e non più con l'aiuto delle macchine.

Ora il tremendo problema è come e quando mettere Neto al corrente della sconcertante realtà. Gli psicologi dicono di attendere un tempo prudenziale affinché non peggiorino le deboli condizioni del giocatore.

"Abbiamo vinto, perché sono qui?"

I superstiti della tragedia dell'Avio Regional Jet 85 della compagnia boliviana Lamia sono sei; tre giocatori, il giornalista Rafael Correa Gobbato e i membri dell'equipaggio Ximena Suarez ed Erwin Tumiri. Oltre a Helio Neto si sono salvati Alan Ruschel e il secondo portiere, Jackson Follman, al quale è stata amputata la gamba destra.

Ritornando alle condizioni psicofisiche di Helio, il corpo medico si dice sollevato dopo il risveglio del giocatore ma si affidano completamente all'esperienza dello psicologo prima di compromettere tutti gli sforzi messi in campo per salvare una giovane vita. Intanto, il calciatore continua a chiedersi il perché delle tante ferite, e dove sono i suoi compagni. -”Purtroppo prima o poi dovrà conoscere la triste realtà, ma non vorrei essere nei suoi panni”- il commento di un corrispondente di Rete Globo.