All’alba di questa mattina i carabinieri di Brindisi hanno eseguito l'ennesima ordinanza di custodia cautelare, emessa dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, a carico di 58 persone presumibilmente accusate di essere affiliati della sacra corona unita (Scu). Associazione di stampo mafioso, concorso in omicidio, porto e detenzione illegale di armi da fuoco e traffico e spaccio di sostanze stupefacenti sono solo alcuni dei i reati contestati all’organizzazione operante a Sud del Brindisino e in provincia di Lecce. In particolare, il provvedimento restrittivo è stato è stato richiesto dal pubblico ministero Alberto Santacatterina e disposto dal giudice per le indagini preliminari Vincenzo Brancato.
L’omicidio Presta. Oltre ai numerosi reati contestati all’organizzazione, è oggetto dell’indagine anche l’uccisione del 29enne Antonio Presta avvenuto il 5 settembre 2012 a San Donaci, in provincia di Brindisi. Il destino di Antonio Presta era stato amaramente segnato dal passato ingombrante del padre Gianfranco, ex boss della Sacra Corona Unita e punto di riferimento della mafia salentina. Gianfranco Presta, dopo esser sfuggito ad un attentato, aveva infatti deciso di collaborare con la giustizia per entrare a far parte del programma di protezione. Proprio la fugace decisione di andare contro gli ‘ideali’ che fino a quel momento lo avevano reso un uomo d’onore, aveva messo a repentaglio la sua vita, quella del figlio, che intanto aveva seguito le orme di famiglia, e quella della moglie lapidata dopo la collaborazione con la giustizia.
Nel 2012 le indagini avevano tenuto aperte molte piste per le quali Antonio Presta poteva esser stato ucciso o per vendetta contro il padre, o perché aveva pestato i piedi a qualcuno dopo aver acquistato una certa autonomia criminale. I dettagli dell'operazione verranno forniti da Cataldo Motta, procuratore della Repubblica di Lecce, durante la conferenza stampa che si terrà alle ore 10 presso il comando provinciale dei carabinieri di Brindisi.