"E' finita, andata..." queste le dichiarazioni di John Kerry al Mediterran Dialogues a Roma. Parole intense e cariche di significato per chi ha visto le scene di quanto accaduto in questi giorni in Siria.

Un paese sventrato, privato della sua anima dai bombardamenti che stanno mettendo in ginocchio quella che un tempo era la città più popolata della Siria.

Quello a cui l'ONU mira in questo momento è riuscire ad agevolare il processo di inserimento degli aiuti umanitari evitando rappresaglie e favorendo il dialogo affinché l'attuale regime siriano condivida il potere.

Il ruolo della Russia

La Russia gioca un ruolo fondamentale in tutta questa situazione, ma se da un lato rassicura l'ONU, dicendo che si cercherà un modo per creare uno spiraglio per consentire agli aiuti umanitari di giungere in città e di favorire il dialogo per la cessazione dei bombardamenti dall'altro continua il dialogo con la resistenza siriana ad Ankara.

In effetti sembra tra le altre cose che un accordo sia anche stato trovato, ma questo prevede che i combattenti del fronte Fata al-sham (braccio destro di Al-Qaeda in Siria) si ritirino dalla zona orientale di Aleppo per consentire l'avanzata dei miliziani fino a Idlib, in cambio della cessazione dei bombardamenti.

Si chiede di destituire Assad e questo non è possibile perché non era previsto dagli accordi - continua la Russia - "E' mancato il dialogo"

Il dramma dei bambini

Intanto l'UNICEF dà la stima sugli sfollati in questi ultimi 4 giorni: 31.500 persone risultano sfollate ad Aleppo. Circa il 60% di loro sono bambini e così giungono a 400mila gli sfollati in Siria a cui l'UNICEF sta tentando di prestare aiuto, mettendo a disposizione dei rifugi nella zona di Jibreen.

Intanto prosegue lo sfollamento a Damasco, mentre pullman carichi di gente trasportano gli sfollati verso la zona nord del paese.

Ora in molti si chiedono quale sarà la fine dei conflitti, almeno per consentire ai minori di trovare un posto che per loro sia sicuro, scappando dalla fame, dal freddo e dai fucili di assalto, che per giorni hanno attraversato la loro città, sventrandola e riducendola ad un mucchio di macerie e polvere, non dissimile dalla Stalingrado colpita da russi e tedeschi o ai tempi dell'assalto a Sarajevo.

La città più abitata della Siria è ora ridotta come uno scheletro, privata della sua anima più grande: i suoi bambini.