Killer della camorra ancora in azione a scampia. A farne le spese sono stati il 30enne Francesco Angrisano, ucciso sul colpo, e il 23enne Antonio Pandolfi, ferito gravemente al torace e trasportato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Cardarelli di Napoli, dove lotta tra la vita e morte.

Teatro della sparatoria è stato il parco Diana, nel lotto G di viale della Resistenza, nella 167 di Napoli, nei pressi dell’abitazione della vittima. I due assassini sono arrivati in moto alle 14:30 di domenica 11 dicembre, e hanno aperto il fuoco probabilmente con una mitraglietta automatica su Francesco Angrisano, detto "Cioppetto", considerato un boss emergente dei Vanella-Grassi.

Dopo aver commesso il delitto, i killer hanno fatto perdere rapidamente le loro tracce. Non è chiaro se nel mirino ci fosse anche Pandolfi che si accompagnava spesso ad Angrisano: residente al rione Don Guanella, aveva piccoli precedenti penali.

Scontro interno o tra clan rivali?

L’ipotesi più probabile sembra essere quella della casualità. Infatti il ragazzo stava uscendo da una sala scommesse, quando sono arrivati i killer e hanno scaricato una pioggia di pallottole su Angrisano. Una di queste potrebbe aver colpito per sbaglio il giovane Pandolfi.

La dinamica, comunque, è ancora tutta da ricostruire, perché la vicenda presenta molte zone d’ombra. Il timore è che questo episodio possa innescare una spirale capace di determinare un bagno di sangue.

Se Angrisano, come sembra, era un personaggio di spicco dei Vanella-Grassi, è molto probabile che possa arrivare qualche reazione dello stesso tipo da parte del clan. Tanto più che, in questo momento, gli equilibri di potere in quelle zone sono molto instabili, e si è creata una situazione di tipo mediorientale dove, con grande facilità, l’alleato di oggi diventa il nemico di domani.

Tuttavia è anche molto accreditata dagli inquirenti l’ipotesi di uno scontro interno al clan che, dopo l’arresto del boss Umberto Accurso, sta vivendo una fase di transizione, riscrivendo con la violenza una nuova gerarchia.

Scampia, il supermarket della droga

La spirale di sangue e violenza, iniziata nel 2004 con la guerra di camorra tra i Di Lauro e gli "scissionisti", è solo un lontano e triste ricordo, anche se è stata riportata alla memoria da Roberto Saviano, nel libro e poi nel film "Gomorra".

Oggi nel quartiere di Napoli c’è una frantumazione totale. I primi a venir fuori furono, nel 2011-2012, i giovanissimi Vanella-Grassi, che presero il nome di "Girati" perché, di punto in bianco, tradirono gli "scissionisti" e si misero in proprio. Del resto si erano già comportati così con i Di Lauro, quando passarono con gli Amato-Pagano, ovvero il clan degli "scissionisti".

Oggi sono emersi i "fuoriusciti" sia dei "Vanella-Grassi" che degli Amato-Pagano. Sono una sorta di cani sciolti che hanno scelto Melito come "territorio di caccia" per la conquista di piazze di spaccio, regno incontrastato degli "scissionisti".

La situazione del clan al quale apparteneva il pregiudicato ucciso l'11 dicembre è molto complessa, perché gli interventi della magistratura e delle forze dell’ordine l’hanno praticamente decimato, con continui arresti e condanne esemplari.

L’ultima batosta, in ordine di tempo, è arrivata dai giudici con la condanna a 614 anni di carcere per 49 affiliati al gruppo Leonardi.

Adesso non rimane che attendere i risultati delle indagini, sperando non vi sia una risposta violenta a questo omicidio.