La visita al cestello medioevale di Karak, una cittadina che si trova a poco più di 120 chilometri dalla capitale della Giordania Amman, si è trasformata in una tragedia per un gruppo di turisti che stavano ammirando le splendide sale del castello insieme alla loro guida. Un commando di uomini pesantemente armati e molto pericolosi ha fatto irruzione nell'edificio storico e ha preso in ostaggio i visitatori scatenando il panico: alcuni sono svenuti, mentre altri hanno cominciato a piangere chiedendo di essere liberati subito.
Scontro a fuoco con la polizia
La polizia locale è stata subito allertata ed è accorsa sul luogo della presa di ostaggi con le squadre anti terrorismo pronte a fare irruzione per arrestare i miliziani islamisti che stavano minacciando di togliere la vita e tutti gli ostaggi se non fossero state esaudite le loro richieste. Lo scontro a fuoco tra i terroristi e la polizia è stato molto duro ed è durato a lungo: tutta la zona è stata in breve tempo ricoperta dai bossoli dei proiettili sparati da ambo le parti e nel frattempo gli ostaggi hanno cercato di proteggersi come meglio potevano dalle pallottole.
Il bilancio
Dopo l'intera giornata passata con il suono cupo delle armi da fuoco nelle orecchie, per gli ostaggi è arrivato finalmente il momento della liberazione e i turisti impauriti e sotto shock sono stati portati nelle strutture sanitarie della zona per accertamenti.
Il bilancio finale è stato di nove vittime: cinque poliziotti, tre civili giordani e una turista canadese che è stata l'unica del gruppo della visita guidata ad avere perso la vita; gli uomini del commando dovrebbero essere stati eliminati dalla polizia ma non ci sono conferme ufficiali in questo senso.
Il ruolo della Giordania
Il ruolo della Giordania nello scacchiere internazionale è molto delicato perché il governo di Amman è l'unico nella regione mediorientale che fa parte attiva della coalizione internazionale per la lotta al terrorismo a guida statunitense e questo ha provocato l'odio degli islamisti radicali. Più volte la casa reale giordana si è proposta come mediatrice di pace per i conflitti in corso in Siria e in Iraq ma questo gli è sempre stato contestato e impedito dagli altri Paesi del Medio Oriente: la situazione mediorientale è molto intricata e difficilmente potrà essere risolta in fretta e senza ulteriore spargimento di sangue.