L’ultima teste dei drammatici anni del nazismo ci ha lasciato: Brunhilde Pomsel, segretaria e dattilografa di Joseph Goebbels dal 1942 fino alla conclusione della guerra, è morta a Monaco all'età di 106 anni. Proprio in occasione della Giornata della Memoria di quest’anno è stato presentato in Italia il documentario biografico “A German life”, che ne racconta vita e memorie attraverso le sue parole, stralciate da un’intervista durata 30 ore. E’ stato il regista Christian Kroenes a confermarne la morte, avvenuta, pare, proprio il 27 gennaio, mentre il mondo onorava con rievocazioni e manifestazioni le vittime del più spietato orrore mai commesso dall’uomo.

La donna ha vissuto nell’ombra fino a luglio 2016, quando l’anteprima del documentario a Monaco, la sua città, l’ha costretta inevitabilmente ad affrontare un’esposizione mediatica a cui mai era stata sottoposta.

Nel film, la Pomsel ricorda gli anni passati al servizio di uno dei più influenti e crudeli comandanti nazisti e chiarisce la sua posizione, asserendo di essere sempre rimasta all'oscuro delle atrocità commesse dal regime e dei martiri che il nazismo ha fatto: “Non sapevamo nulla dei campi. Noi stessi eravamo in un gigantesco campo di concentramento.” Riserva poche parole per Goebbels, che a suo dire incontrava raramente e soltanto nelle prime ore della mattina: “L’unica cosa che posso dire di Goebbels è che era un attore straordinario.

Davvero un grande attore.”

La nuova vita dopo Goebbels

Brunhilde Pomsel era una delle ultime persone rimaste a poterci raccontare il nazismo da una prospettiva interna. Sebbene la donna non si sia mai ritenuta colpevole dei crimini del regime, dopo il 1945 è stata giudicata e condannata dai sovietici a cinque anni di prigione, scontati in diversi campi russi.

Alla fine della sua pena è tornata a Monaco e ha lavorato fino al 1971 per l’ARD, uno dei principali gruppi radiotelevisivi in Germania. Non si è mai sposata né ha avuto figli, vivendo in solitudine nella sua città natale fino alla morte, beffardamente capitata proprio nel giorno in cui l’intera umanità è chiamata a ricordare, a non allontanare mai più lo sguardo dalla malvagità dei suoi simili.