Avevano deciso di ucciderli il giorno prima. Una premeditazione veloce per un delitto che pensavano, forse, potesse restare senza un colpevole. Non hanno retto alle ore di interrogatorio e sono crollati confessando una dinamica che gli stessi inquirenti intervenuti sul posto hanno definito "agghiacciante".

Aggrediti in camera da letto, erano svegli

Riccardo aveva concordato con Manuel che l'accesso alla casa sarebbe stato facile: "Ti lascio la porta aperta, tu li uccidi e quando hai fatto mi chiami". Il suo amico è entrato, ha impugnato l'ascia e ha raggiunto Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni nella loro camera da letto.

I due coniugi, probabilmente per il rumore, si sono svegliati o è probabile che non si fossero ancora addormentati. Dall'interrogatorio è emerso che si sono comunque accorti dell'ingresso di Manuel e il primo ad essere colpito, con tre devastanti colpi alla testa, è stato Salvatore. Quel padre che non è riuscito a difendersi ed è morto tra le urla strazianti della moglie che chiamava continuamente il figlio Riccardo, forse nella disperata speranza che potesse soccorrerli. Hanno riconosciuto il loro aggressore tanto da chiamarlo per nome: "Manuel ti abbiamo visto crescere", avrebbero detto al loro assassino.

Il denaro non avrebbe spinto Manuel a colpire

Non sarebbe stato di natura economica il motivo per cui la mano di Manuel si è armata per uccidere i genitori di Riccardo su sua commissione.

Il giovane diciassettenne avrebbe riferito alle autorità di aver aiutato materialmente il suo amico a sbarazzarsi dei suo genitori solo perchè non sopportava più di vederlo vivere col "peso" di una famiglia che voleva imporre delle regole al suo vivere da adolescente ribelle. "L'ho fatto perchè Riccardo è un amico, mi ha chiesto aiuto e io l'ho aiutato".

Secondo alcune indiscrezioni il giovane avrebbe anche confermato che i soldi non lo hanno spinto a colpire: erano solo un surplus secondario rispetto al sentimento di "solidarietà" criminale tra i due. Manuel pare infatti aver affermato che avrebbe compiuto la strage anche in mancanza di una ricompensa pecuniaria.

Il provvedimento di custodia cautelare in carcere, stando alle motivazioni del fermo convalidato, è necessario per la natura totalmente disinvolta e indifferente con cui hanno compiuto la mattanza.

La facilità con cui hanno messo su un piano così efferato, tentando poi di dissimulare le loro responsabilità, fa presupore il forte rischio di reiterazione del reato. Per la procura Riccardo e Manuel potrebbero uccidere ancora.