Nella tragedia dell’Hotel “rigopiano, dove in uno scenario apocalittico prosegue senza sosta la ricerca dei dispersi è importante sottolineare anche alcuni aspetti sul rapporto uomo Ambiente. E’ vero che una nevicata così eccezionale non si vedeva da mezzo secolo e con la terra che in concomitanza trema rappresenta un mix di eventi difficile da immaginare anche per la geologia, ma non ci sono in realtà elementi per stabilire se possa esserci un minimo di collegamento tra le scosse di mercoledì mattina del terremoto infinito che vive il Centro Italia e la valanga che ha travolto la struttura alberghiera la sera.

Le scosse sono avvenute al confine tra Abruzzo e Lazio nella zona di Campotosto, la valanga nel pescarese, sul versante Adriatico dell’Abruzzo nella zona di Penne. Secondo molti esperti, a svariate ore di ritardo è scientificamente impossibile che un terremoto possa innescare una valanga, anche se, fanno notare altri esperti, una o più scosse potrebbero essere stata la miccia per il fenomeno slavina.

Gli esperti: "Lì non si doveva costruire”

La cosa invece certa è che nevichi a gennaio in un territorio prevalentemente montuoso, come è altrettanto chiaro che le slavine rientrano nella ‘normalità” di grandi nevicate, e le grandi nevicate Appenniniche non sono un fatto nuovo.

Oggi tutto è emergenza, ma in queste zone le grosse valanghe sono provocate proprio dall’emergenza neve e in queste ore si racconta di un’altra imponente valanga che avvenne nello stesso versante del Gran Sasso nel 1936.

L’albergo era costruito a valle di un grande canalone di montagna che si restringe proprio in prossimità della struttura, non credo bisogna essere grandi esperti in materia per capire che in questa situazione un’eventuale valanga aumenta di energia e velocità proprio nel canalone.

Geologi ed esperti descrivono questa come una situazione di pericolo, e senza mezzi termini affermano che “in quella zona non si doveva costruire“.

La vicenda giudiziaria dell’albergo di Farindola

Nella storia dell’albergo travolto c’è infatti anche un processo per corruzione: mazzette e posti di lavoro in cambio di voto favorevole alla sanatoria per occupazione abusiva di suolo pubblico, sanatoria che riguardava appunto l’albergo di Farindola, struttura che nacque nel 1972 e fu completamente ristrutturata e dotata di tutti i confort nel 2007.

L’ inchiesta fu aperta un anno dopo, il processo iniziò nel 2013 per concludersi lo scorso novembre con la sentenza, inappellabile, di assoluzione per tutti gli imputati “perché il fatto non sussiste“. E l’eventuale reato era comunque andato già in prescrizione sei mesi prima. Le motivazioni non sono state ancora depositate, ma alla tragica luce dell’accaduto adesso non è da escludere l’apertura di nuovo filoni d’ inchiesta.

Un Casolare di montagna che è diventato un albergo

A prescindere dalla vicenda giudiziaria, se fare prevenzione è il nostro fine dobbiamo allora prendere bene conoscenza del territorio dove viviamo e coscienza dei suoi rischi: alluvioni, frane e anche valanghe sono la logica conseguenza di decenni di cementificazioni, aggressione indiscriminata al territorio e abusivismo.

Ad uccidere non è la “natura killer” ma l’incoscienza umana. L’Hotel Rigopiano sorgeva in una zona un tempo adibita al pascolo del bestiame e compresa in un’area naturalistica protetta: quella struttura non doveva essere costruita, non lì. Oggi paghiamo semplicemente il conto della nostra follia.