Arrivata la conferma di condanna a 30 anni di carcere per Michele Buoninconti, già recluso nel carcere di Verbania con l'accusa di aver ucciso sua moglie, Elena Ceste, nel 2014. La decisione della Corte d'Assise d'Appello di Torino si assesta sulla sentenza di primo grado emessa nel novembre 2015. Il movente sarebbe proprio quello della gelosia. Disposto anche il sequestro conservativo del patrimonio dell'uomo, misura che ha riscosso il plauso della parte civile.

La reazione della famiglia di Elena

Grande soddisfazione della famiglia per una conferma arrivata anche nel secondo grado di giudizio.

Inevitabile l'accento su un dramma che non avrà mai una soluzione, in quanto Elena non potrà più tornare a casa. Dallo scorso maggio Michele Buoninconti non versa più alcuna somma per il mantenimento dei 4 figli, cosa alla quale il sequestro del patrimonio potrà, in qualche modo, sopperire. L'avvocato di parte civile, Debora Abate Zaro, ha spiegato quali sono i beni sequestrati: "Si tratta di conti correnti e di un terzo della casa. Siamo soddisfatti, questo garantisce un futuro ai figli".

Buoninconti non ha mai pagato la quota relativa alle tasse di successione per avere la sua parte di eredità, a cui non ha rinunciato (cosa che fa sperare la famiglia di Elena che voglia usarla per mantenere i figli), gravando ulteriormente sulla situazione economica dei genitori della donna che si sono fatti carico dei nipoti.

L'auspicio di Lucia e Franco Ceste è che decida di regolarizzare la sua posizione in modo da contribuire al sostentamento dei ragazzi.

La difesa di Michele

I difensori di Buoninconti hanno criticato nuovamente la scelta del rito abbreviato fatta dai loro predecessori, sostenendo che questa abbia fortemente penalizzato l'imputato.

Hanno definito Michele "sereno e tranquillo" e hanno annunciato il ricorso in Cassazione sulla base di elementi che, per la difesa, sarebbero in completa antitesi rispetto a quanto sostenuto dai giudici. La posizione dei legali di Michele Buoninconti è ancorata saldamente ai dubbi sulla dinamica della morte di Elena, sul contesto emotivo familiare in cui il decesso è sopravvenuto (che non consente di stabilire se si sia trattato di un decesso per suicidio o omicidio): "A nostro avviso - sostengono gli avvocati - non si è trattato nemmeno di un omicidio".