Nel 2014 i componenti dell'Isis, acronimo di Stato Islamico dell'Iraq e della Siria, hanno aumentato la loro potenza terroristica, occupando e soggiogando l'Iraq e la Siria. Due anni più tardi, le Forze Armate irachene si ribellano a sfavore di questo gruppo spietato.
Diventa una trincea, dove il vincitore è colui che possiede le armi più forti ed efficienti. Gli scontri hanno riportato alla luce alcune periferie dell'Iraq, liberandole dall'egemonia jihadista. Nel frattempo, organizzazioni come Save the Childern, chiedono innanzitutto di mettere in sicurezza i bambini residenti nelle zone di guerra.
L'esercito combatte senza paura contro l'Isis, ma viene ingiustamente accusato
Negli ultimi mesi, l'esercito iracheno esegue offensive contro lo Stato del terrore jihadista salafita, che occupando il territorio, rende prigionieri tutti gli abitanti. L'obiettivo attuale è tentare di liberare la città di Mosul dall'assedio. Sono state già assolte le periferie orientali della cittadina, tralasciando per ultima la zona aeroportuale, nonchè la meno facile da raggiungere con l'uso dei cacciabombardieri e dall'artiglieria poco maneggevole. Il responsabile a capo delle operazioni militari Stephen Townsend, spiega l'importanza della strategia d'attacco utilizzata dall'Iraq: la collina situata al di sopra dell'aeroporto confinante con il territorio in possesso dai terroristi, verrebbe utilizzata dai cecchini delle Forze Armate, come punto fermo da dove poter rispondere ai colpi eseguiti dai fucili d'assalto AKM.
In ogni caso, sarebbero presenti più di centomila uomini alleati contro gli jihadisti, comprese milizie curde e sciite. Il generale afferma inoltre, che nella peggiore delle ipotesi, la battaglia durerà per diversi mesi, poichè l'uso contrapposto delle armi da fuoco riesca a demordere gli obiettivi di sterminio del gruppo islamico, tanto da arrendersi. Nell'ipotesi migliore altresì, lo Stato dell'Iraq e della Siria dovrebbe essere totalmente sgominato, riportando la città di Mosul alla libertà.