Sono evasi ieri sera intorno alle 20 dal carcere fiorentino di Sollicciano 3 detenuti che si trovavano in carcere per furto. I tre reclusi, di origine romena, avrebbero utilizzato delle lenzuola per calarsi dal muro di cinta. I 3 evasi, Ciocan Danut Costel, Bordeiano Costel e Doncin Constantin Catalin, facevano parte di una banda costituita da 25 romeni, specializzata in furti lampo: impiegavano meno di 2 minuti a colpo e si concentrava su furti di gioielli, cellulari ed auto. L'organizzazione criminale era stata scoperta e smantellata dai Carabinieri di Lucca e di Firenze i primi di questo mese.

I 3 hanno divelto le sbarre della cella in cui erano rinchiusi e hanno scavalcato il muro di cinta servendosi di lenzuola, dopodichè si sono allontanati in auto. Si presume che ci fosse qualcuno ad attenderli con il mezzo. Circa mezz'ora dopo la fuga gli agenti penitenziari, che al controllo non li hanno trovati, hanno lanciato l'allarme e sono scattate le ricerche ed i posti di blocco con le unità cinofile dei carabinieri di Firenze.

Il muro era pericolante

Pare che il muro di cinta del penitenziario non fosse ben sorvegliato perchè chiuso dal momento che era pericolante. Tempo fa una parte del parapetto avrebbe ceduto e non è stato fatto nulla per ristrutturarlo. Donato Capece, del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, dice: "Già in gennaio avevamo fatto una nota segnalando il pericolo che ci poteva essere.

In quella zona anche la pattuglia automontata non ci può andare perchè l'area è chiusa". L'inagibilità del muro di cinta era stata denunciata da tempo.

Nello stesso penitenziario si erano già verificate alcune evasioni di natura simile a quella di ieri: nel gennaio 2015 ad evadere fu un detenuto di origini marocchine e ancora prima, nel marzo 2004, 5 detenuti albanesi fuggirono nella stessa maniera, ovvero annodando insieme delle lenzuola ed usandole per scavalcare il muro di cinta. Di questi 5 solo due furono rintracciati ed arrestati, uno di loro fu arrestato in Spagna ed un altro quasi un anno più tardi.