Sembra uscire dalla penna di Ian Fleming la rocambolesca uccisione del fratellastro di Kim Jong-un, il dittatore nordcoreano ormai noto alle cronache per le sue imprevedibili e temerarie iniziative.
Un'esecuzione in piena regola, compiuta lunedì mattina con professionalità nell'aeroporto di Kuala Lumpur, in Malesia, e che richiama un certo tipo di cinematografia, che aveva in James Bond il suo 'eroe'.
In questo caso però non si può parlare di eroi, ma di intrighi, di oscure macchinazioni e di veleni.
L'uomo, infatti, secondo quanto riportato d fonti locali e dalla televisione sudcoreana Tv Chosun, sarebbe stato avvelenato.
Non si sa con esattezza se con uno spray o con due aghi, intrisi di veleno. Artefici dell'esecuzione sarebbero due donne, probabilmente due agenti dei servizi segreti nordcoreani, con evidente 'licenza di uccidere'.
Kim Jong Nam
Figlio maggiore di Kim Jong-il, padre anche dell'attuale dittatore nordcoreano, Kim Jong Nam era frutto di una relazione extraconiugale del padre con l'attrice sudcoreana Sung Hae-rim ed era stato destinato inizialmente dal genitore a succedergli nel governo della Corea del Nord.
Ma alcune oscure vicende, che lo avevano visto protagonista, ne avevano causato l'esilio a Macau, dove, sembra, si stesse dirigendo al momento della sua uccisione.
Il mistero su di lui s'infittisce al momento del decesso del padre e dell'ascesa al potere del fratello.
Non è ben chiaro infatti se stesse tramando per riconquistare quel potere che gli era stato tolto (e questo farebbe ricadere i sospetti della sua morte sull'attuale dittatore nordcoreano) o se stesse lavorando per il fratello, che gli avrebbe affidato la delicata mediazione dei rapporti con Tokyo.
Difficile stabilire la verità nell'intricato e complesso gioco del potere, sta di fatto che l'attuale leader della Corea del Nord non è nuovo a processi di epurazione.
Impossibile infatti dimenticare la raccapricciante uccisione dello zio, sbranato dai cani.
Corea del Nord, tra incubo e realtà
Si fa sempre più intenso il clima di terrore, che si respira in questo piccolo stato, ultima roccaforte del comunismo. Un regno nucleare che osa sfidare le potenze del mondo, ma che non garantisce la sicurezza al suo interno.
Il sospetto e le esecuzioni sono all'ordine del giorno, in un crescendo che ha il sapore di una fine incombente. E le azioni o le macchinazioni di Kim Jong-un evidenziano la dilagante paura di perdere quel trono, da lui stesso edificato e, forse, ormai prossimo a frantumarsi.