La vicenda ha dell'incredibile perché riguarda un personaggio piuttosto noto, americano al cento per cento, figlio di una leggenda dello sport. La disavventura, causata dalle restrizioni anti-Islam imposta dall'amministrazione Trump, ha riguardato Muhammad Alì jr, 44enne figlio dell'ex campione del mondo dei pesi massimi deceduto a giugno dell'anno scorso. Muhammad è musulmano come il padre che si era convertito all'Islam nella seconda metà degli anni '60, e dal celebre genitore ha ereditato anche il nome. Un nome che, clamorosamente, ha suscitato la curiosità dei funzionari dell'ufficio immigrazione dell'aeroporto di Fort Lauderdale, in Florida, dove Muhammad Alì jr si trovava insieme alla madre di ritorno da un viaggio in Giamaica.
Bando bocciato ma ancora applicato
"Sei musulmano? Da dove hai preso il nome?". Assolutamente incredibile la domanda posta dagli agenti della sicurezza in aeroporto. A parte il nome piuttosto celebre, c'è da dire che il figlio del campione ha un regolare passaporto americano ed una fedina penale immacolata. Muhammad Alì jr è stato trattenuto in aeroporto per oltre due ore, prima di chiarire la faccenda. L'episodio, accaduto lo scorso 7 febbraio, è stato denunciato dall'avvocato di Alì, Chris Mancini. "L'accaduto dimostra che il divieto dell'amministrazione Trump è basato sulla discriminazione religiosa ed oltretutto è ancora regolarmente applicato, nonostante sia stato bloccato dai giudici", è stato il commento del legale.