Donald Trump, 45esimo presidente degli Stati Uniti è sotto attacco non per un nuovo bando anti-immigrazione, ma per la sua struttura di personalità. Dopo essere stata argomento di media quali Huffington Post e The Hill, ora l'autorevole New York Times, dedica un lungo articolo alla mente presidenziale, mentre parlamentari democratici lo accusano di essere instabile e non idoneo a un ruolo di comando.

New York Times, indagine sulla mente del presidente

Il New York Times ha pubblicato un articolo di Richard A. Friedman, professore di clinica psichiatrica e direttore della clinica psicofarmacologica del Weill Cornell Medical College che pone la questione della Salute mentale del presidente, sulla scia di alcuni fatti: Ted Lieu, parlamentare democratico della California, ha proposto una legislazione che preveda uno psichiatra alla Casa Bianca.

Un articolo pubblicato dall'Huffington Post contiene la lettera di tre professori di psichiatria che definiscono Trump 'affetto da grandiosità, impulsività, ipersensibilità alle offese o critiche, e da un'apparente incapacità di distinguere tra fantasia e realtà', come prova di instabilità mentale.

Friedman cita anche un altro articolo dello U.S. News and World Report dal titolo Temperament Tantrum, 'temperamento bizzarro' in cui Trump è descrito da uno psicologo come affetto da narcisismo maligno, grandiosità, sadismo e comportamento antisociale. Infine, in una recente lettera al direttore dello stesso New York Times, i firmatari, 35 tra psichiatri, psicologi e assistenti sociali, sostengono di aver contribuito con il silenzio alla vittoria di Trump e di dover invece ora denunciare che l'instabilità emotiva di cui dà prova con discorsi e azioni, lo rende inadatto a svolgere il ruolo.

Ma è lecito fare una diagnosi sullo stato mentale del presidente e soprattutto, a parte l'esattezza o meno dei giudizi clinici, in base a quale parametro si può decidere se le sue caratteristiche di personalità, limitino o mettano in pericolo il governo del Paese? Se lo chiede l'estensore dell'articolo.

Il caso Goldwater

Un precedente significativo è quello di Barry Goldwater, candidato repubblicano alla presidenza nel 1964.

Psichiatri interpellati da Fact, una rivista dell'epoca gli diedero addosso definendolo paranoico, psicotico, megalomane; alcuni fecero una diagnosi di schizofrenia se non di narcisismo. Hanno strumentalmente usato le loro conoscenze professionali per attaccare un candidato. Risultato: Goldwater gli fece causa e la vinse, anche se non divenne mai presidente e fu sconfitto dal candidato democratico Johnson.

Gli psichiatri non possono dare giudizi clinici e tanto meno fare diagnosi su pazienti che non hanno visitato di persona. Ma adesso, a quanto pare, trasgredendo la 'Goldwater Rule', molti addetti ai lavori stanno rompendo il silenzio. Modalità che Friedman nel suo articolo definisce 'immorale e intellettualmente sospetta'. I professionisti della psiche, infatti, possono pronunciarsi sui personaggi pubblici e condividere le loro conoscenze. Così ad esempio, secondo Friedman, gli esperti possono parlando di Trump: proporre all'attenzione dei lettori, liberi poi di farsi un'opinione personale, aspetti o sintomi narcisistici della sua personalità, ma non applicargli un'etichetta dicendo che il presidente sia affetto da disturbo narcisistico di personalità o disturbo bipolare.

La salute mentale dei presidenti americani

Dice Friedmann: 'Postulare un disturbo mentale di un presidente, non inficia la sua idoneità a servire il Paese'. E giù una lista di presidenti con disturbi mentali che pure hanno dato il loro contributo alla nazione: Lincoln soffriva di depressione; Roosvelt era probabilmente bipolare; Grant era un alcolizzato. Uno studio dice che 18 dei primi 37 presidenti Usa, hanno sofferto di un disturbo psichiatrico: il 24% di depressione; l'8% di ansia; poi disturbo bipolare, abuso di alcol o dipendenza. Per Friedmann insomma un presidente va giudicato dalle azioni.