Ha suscitato parecchio scalpore la lettera dei 600 docenti universitari che hanno presentato le proprie rimostranze al governo di fronte a quella che sarebbe una situazione tanto preoccupante quanto inaccettabile: troppi studenti universitari non si esprimono bene, e soprattutto non scrivono correttamente in italiano per una situazione talmente grave da richiedere al governo e al parlamento “interventi urgenti” per rimediare alle carenze in italiano degli studenti. Secondo quanto riportato dai docenti, una considerevole quota di studenti manifesta le lacune tali (sul piano ortografico, sintattico e grammaticale cui si aggiunge un uso inappropriato dei vocaboli) da essere già allarmanti in un contesto di Scuola secondaria, figurarsi all’università.

I Prof: “errori da scuola elementare”

Errori da terza elementare, appesantiti dal fatto che chi li ha commessi non è uno studente delle medie o del liceo, ma va all’università e magari si sta per laureare. La questione infatti, precisa Alessandro “Chito” Guala, giornalista del Secolo XIX e professore universitario all’Università di Torino, è tutt’altro che astratta ma anzi “evidente nella vita quotidiana di esami esercitazioni e tesi”. E lo mette nero su bianco in una raccolta di mostruosità grammaticali operata con il supporto dei colleghi per dare un segno tangibile dell’allarmante situazione in cui versa la competenza linguistica della propria madrelingua di molti studenti. Al povero Renzo Piano per esempio viene attribuito il “Centre Pompadour” di Parigi, durante gli esami vengono citate “teorie degne di minzione”, in una presentazione si ricorda quanto sia importante che “gli obiettivi vengano perseguitati”, tanto per fare qualche esempio.

Frequenti sono errori più comuni come “accellerazione” al posto di accelerazione, “ellicoidale” al posto di elicoidale, errori forse più tollerabili per via delle differenze tra scritto e parlato, ma nella rassegna di orrori linguistici riportata da Guala non mancano scivoloni errati proprio da un punto di vista concettuale.

Famiglie autorevoli lasciano il posto a “famiglie autoritarie”, tarantolati dotati in possesso di “facoltà traumaturgiche”, San Pietro diventa “protettore del morso degli animali velenosi” sono solo alcuni degli esilaranti virtuosismi che si perdono in mezzo a un marasma di altri veri e propri vilipendi linguistici come “c’è le hanno copiate”, andare “in contro” o mail che esordiscono con “Salve prof., gli volevo chiedere…”.

Accanto agli errori che farebbero strappare i capelli a qualsiasi insegnante di italiano anche alle elementari, si trovano anche spassose prodezze del calibro di “quell’asso di tempo” o dell’espressione tecnica dell’ovulo che “si annida nell’utero materno” parafrasata in un ovulo “che fa il nido”, per non parlare della cultura che viene “favoreggiata” o del senso di appartenenza ad una comunità che secondo alcuni studenti dovrebbe essere “fomentato”. Nella lunga rassegna del Professor Alessandro Guala ci si imbatte anche in uno sfratto divenuto “sfrattamento”, nella “famigerata” Coppa del Mondo e nel Comune che ogni mese “promulga una newsletter sugli eventi”. Insomma, ce n’è per tutti i gusti e sicuramente molto da riflettere, da ripensare: anche se ci sono comunque moltissimi studenti preparati e che non commetterebbero mai errori simili, il numero dei professori coinvolti in questa iniziativa è sufficiente per immaginare che non si tratti di una minoranza poi così risicata.

E non basta dare la colpa agli insegnanti scolastici, sarebbe invece auspicabile chiedere agli studenti – spiega Guala – di portare tesine all’esame e presentare i testi in classe, “anche per imparare a scrivere e parlare in pubblico”. Questo discorso non può tuttavia risparmiare anche il contesto scolastico in cui più di qualche studente, magari di liceo sperimentale, ha confessato di non aver mai fatto un tema o un riassunto.