Galeotta fu per Luigi Di Maio quella fotografia scattata a Mondragone, in provincia di Caserta, con un gruppo di attivisti M5S alla vigilia delle elezioni comunali. La sua sfortuna è stata che uno dei giovani inquadrati nello scatto fosse Francesco Tiberio La Torre, il cui padre Augusto, naturalmente all’insaputa di Di Maio, è uno dei capi dell’omonimo clan di camorra, attualmente in carcere dove sta scontando una pena a 30 anni di reclusione. Il figlio del boss ha avuto la cattiva (per Di Maio) idea di pubblicare sul suo profilo Facebook, la foto dell’evento, aggiungendo come didascalia la frase “aria nuova, la speranza per i giovani si comincia ad intravedere”.

Post, poi cancellato in fretta e furia, che è stato subito preso a pretesto da alcuni esponenti Pd, come Pina Picierno e Stefano Esposito, per adombrare il sospetto che il candidato premier in pectore del M5S avesse accettato l’appoggio di un personaggio che, a loro dire, non avrebbe mai preso le distanze dalla camorra. Illazioni smentite prima da Di Maio su Twitter e poi dallo stesso La Torre il quale, dai microfoni de La Zanzara di Giuseppe Cruciani e David Parenzo, ha smentito la versione Pd confermando di essere incensurato e di non aver mai avuto niente a che fare con la malavita napoletana.

La versione di La Torre a La Zanzara

“Io non sono un camorrista, né faccio parte della camorra, ho solo fatto un commento sul profilo Facebook”, dice La Torre jr che si dichiara apertamente un “anticamorra” e afferma di avere da tempo preso le distanze dalla propria famiglia.

Francesco Tiberio conferma di non conoscere personalmente né l’esponente pentastellato, né tantomeno la Picierno che lo accusa. Ribadisce l’assenza nei suoi confronti di carichi penali pendenti e ricorda di abitare lontano da quel territorio da moltissimi anni, a Udine, impiegato nell’umile ma onesto mestiere di portiere di un condominio.

Insomma, La Torre non vota nemmeno a Mondragone e non ha “simpatie per il M5S”, anzi, non avrebbe mai votato, anche se in passato era stato tentato dalle sirene bertinottiane perché, rivendica con orgoglio, “sono comunista”.

Il figlio del boss si scaglia senza paura contro chi governa da 40 anni nelle sue terre, perché lo fa “in modo schifoso e si mangiano i soldi”. Non proprio il punto di vista di un camorrista incallito che fa il tifo per i giovani mondragonesi che “fanno politica attiva” e spera che “non vincano i soliti partiti”. Insomma, secondo La Torre, il nome del padre sarebbe stato “strumentalizzato” al solo scopo di accostare Di Maio alla camorra. A Francesco Tiberio la camorra “fa schifo” e, secondo lui, la Picierno, intervistata da Repubblica, definito “giornale del Pd, si dovrebbe vergognare.