Troppe volte abbiamo sentito verità solo a metà, se non talvolta addirittura camuffate: da oggi il caso "Lo Russo" (boss pentitosi pochi mesi fa) può essere visto anche dai non addetti ai lavori sotto una luce diversa, quella della verità. Le dovute precisazioni giungono a noi dal del sostituto procuratore della Dda di Napoli, Enrica Parascandolo, ascoltata dalla Commissione Antimafia in merito all'influenza delle famiglie associazioni malavitose sulle curve.
"Sento troppo spesso discutere di un latitante a bordo campo - esordisce la donna - ma mi preme evidenziare come in realtà non sia così.
La partita Napoli-Parma risalente al campionato 2009-2010, in cui Antonio Lo Russo è stato fotografato a bordo campo, si tenne prima che la sua latitanza avesse effettivamente inizio, che il 5 Maggio del 2010”.
Un altro dettaglio che poi non deve assolutamente passare in secondo piano è che "risulta che la Procura Federale abbia archiviato la pratica e in particolare ritenga inesistenti le responsabilità della società in merito". Nulla quindi fa pensare ad un interessamento del Napoli nella vicenda, in virtù del fatto che "nessun relazione diretta intercorreva tra i giardinieri e la società".
Ma cosa centrano ora i giardinieri?
Beh, molto semplicemente Lo Russo era presente a bordo campo proprio in qualità di giardiniere, grazie all'accredito della ditta incaricata.
"Sull'impresa sono state indette una serie di indagini da parte della Dia di Napoli. Lo Russo non era realmente uno dei dipendenti della ditta ma il proprietario ha riferito di aver fatto un favore ad un suo cliente per far avere questo pass”. Stupisce inoltre come la presenza dell'uomo nel match tenutosi contro il Parma sia tutt'altro che un episodio sporadico.
A tal proposito viene infatti evidenziato che, grazie alla collaborazione di diverse forze di polizia, si è riusciti a stabilire con certezza che egli era presente anche a Napoli-Roma, Napoli-Fiorentina, Napoli-Catania, oltre all'arcinoto Napoli-Parma del 10 aprile, per poi finire n bellezza con Napoli-Cagliari, disputatasi dieci giorni prima dell'inizio della latitanza.
Capitolo a parte meritano invece i rapporti consolidati che il boss intratteneva con vari calciatori, tra i quali senza alcun dubbio spicca il nome di Ezequiel Lavezzi, già più volte protagonista di fatti di cronaca discutibili (Leggi qui). Proprio con il Pocho, secondo quanto emerso in aula, Lo Russo strinse un patto molto particolare, che merita di essere raccontato nei dettagli. L'argentino chiese che fossero esposti striscioni a suo favore in entrambe le curve, in cambio però avrebbe dovuto accettare di non trasferirsi in nessun caso in un altro club italiano.