Il macabro rituale del cosiddetto gioco del Blue Whale ormai è sbarcato dappertutto. Anche in Italia, dove ogni giorno dalla più profonda omertà emergono storie sconcertanti. Secondo quanto riferito da alcuni quotidiani nazionali, nelle scorse ore una ragazzina romana è stata salvata giusto in tempo. E nonostante la Polizia di Stato e quella Postale controllino e diffondano dei veri e propri decaloghi con il fine di contrastare l'inesorabile avanzata dei 'curatori', pare che l'effetto ottenuto sia ben lontano da quello desiderato.

A tal proposito, il Parlamento russo intende fare da apripista, sostenendo che il proibizionismo possa diventare la vera arma per distruggere le 'chat della morte'.

In effetti, d'ora in poi la creazione di siti e pagine web inerenti al gioco è diventato reato federale in Russia. Ma gli scettici non mancano.

Il fenomeno dei suicidi

La promotrice della legge che mette al bando le 'chat del suicidio' è la nota conservatrice Irina Yarovaya, acerrima nemica della libertà della rete. E alla quale un intero mondo trasversale risponde in massa. In primis la Magistratura russa, sostenendo che il proibizionismo potrebbe diventare un boomerang, una propaganda al frutto proibito. E aggiunge, che la Russia ha sempre vantato il triste primato dei suicidi adolescenziali, ancora prima della nascita di questo macabro gioco.

Un parere condiviso anche dagli esperti di internet, che si rifanno all'ultimo rapporto stilato dalla Duma in materia di suicidi.

Il quale evidenzia una tendenza tre volte più alta della media europea, ma anche di una maggiore concentrazione nelle zone meno digitalizzate.

La migliore campagna pubblicitaria

La nuova legge varata dal Parlamento russo prevede da 3 a 6 anni di carcere per coloro che promozionano i suicidi, e fino a 8 anni di reclusione in caso sia accertata una vittima.

E mentre i giornali locali riportano le notizie sulla diffusione del gioco in tutto il mondo, l'ente nazionale per il controllo della Rete lamenta che ad ogni chiusura vengono aperti almeno due siti. E che nella stragrande maggioranza dei casi si nascondono persone che chiedono la ricarica della tessera prepagata per poi svanire nel nulla.

Altra voce discordante è quella degli psicologi indipendenti, che denotano un eccessivo clamore intorno al fenomeno. Atti, che a loro avviso, fungono come una eccellente campagna pubblicitaria per alimentare ulteriormente il nuovo tormentone.

Tuttavia, le macchine politica e legislativa sono partite all'insegna della restrizione più totale. Vedremo chi avrà ragione.