I giorni di massima tensione, a seguito dell'attacco statunitense in Siria, sembrano orami archiviati. Stati Uniti e Russia tentano un timido dialogo, ma lo fanno in maniera concreta. Il presidente Donald Trump ospita alla Casa Bianca il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov. Nel corso della sua missione a Washington, il capo della diplomazia del Cremlino incontrerà anche il segretario di Stato, Rex Tillerson. Scopo della visita di Lavrov è quello di ottenere il sostegno americano alle "safe zone" costituite in territorio siriano tramite gli accordi con Iran e Turchia raggiunti ad Astana.
Siria, cosa prevede l'accordo russo-turco-iraniano
L'intesa raggiunta da Mosca, Teheran ed Ankara in Kazakistan, dove è stato firmato il cessate il fuoco tra le forze governative siriane ed i ribelli moderati, prevede l'istituzione di quattro 'zone cuscinetto' in territorio siriano dove è vietata qualunque operazione bellica. Le aree si trovano lungo l'asse stradale che conduce da Aleppo a Daraa, che in pratica divide il Paese da nord a sud tra la fascia costiera e la zona più orientale. Obiettivo primario è quello di garantire l'invio di aiuti umanitari, oltre alle condizioni per un ritorno dei rifugiati nelle città d'origine. In base al piano di Astana, il governo di Bashar al-Assad potrà dunque rafforzare la sua presenza nella parte centrale della Siria, eliminando le sacche islamiste di Homs e Damasco.
La Turchia avrà invece influenza nella zona nord occidentale, confinante, che comprende la provincia di Idlib. La zona a sud avrà, infine, l'influenza della Giordania sostenuta dagli Stati Uniti e dagli alleati arabo-sunniti.
Le condizioni
In realtà, l'istituzione in Siria di vere e proprie zone di sicurezza, era stato lanciato a suo tempo dall'amministrazione Trump.
Gli accordi di Astana sono in linea con quanto proposto dalla Casa Bianca, ma il Cremlino ha puntualizzato che in queste aree non potranno operare né l'aviazione statunitense, né i mezzi militari della coalizione anti-Isis a guida USA. Naturalmente l'accordo non prevede una tregua per quanto riguarda la guerra alle milizie ribelli jihadiste ex qaediste, ma soltanto le forze armate russe e quelle di Damasco potranno proseguire ad attaccare queste sacche di resistenza.
Restano fuori dagli accordi la parte orientale e nord orientale del Paese, dove sorgono le provincie di Raqqa e Deir el-Zor, dove sono in corso le operazioni belliche delle milizie curde sostenute dagli Stati Uniti contro lo Stato Islamico.