#Milano, dopo l' apertura di diversi fascicoli relativi a casi di suicidio da parte della Procura meneghina, una ragazza di 20 anni residente nel milanese sarebbe indagata per istigazione al suicidio, in quanto avrebbe convinto tramite Instagram una ragazzina di 12 anni a procurarsi delle ferite e a mandarle le foto come prova. Le indagini sono state svolte dalla polizia postale, coordinate dal pm Cristian Barilli. Sono stati sequestrati il notebook e il telefono della ragazza ed è stato acquisito il cellulare della vittima. Nei prossimi giorni verrà effettuato un accertamento tecnico al fine di verificare il contenuto dei messaggi e capire se sono effettivamente stati inviati dalla ventenne.

Blue Whale, cos'è esattamente?

Il Blue Whale è stato inappropriatamente definito un 'gioco' e consiste in una sconvolgente sfida arrivata dalla Russia che spinge i ragazzini, la cui fascia d' età è compresa tra i 9 e i 17anni, a compiere dei gesti al limite dell' inquietante, come svegliarsi alle 4.20 del mattino per andare sul tetto di un palazzo altissimo o procurarsi delle ferite, immortalarle e mandarle al cosiddetto 'curatore', colui che guida i ragazzini rendendoli psicologicamente vulnerabili prova dopo prova e convincendoli di poter fare del male alle loro famiglie nel caso in cui smettessero di giocare. La prova prevede 50 sfide, l' ultima consiste nel togliersi la vita filmando il gesto.

Chi partecipa a questo gioco si provoca dei tagli sulle braccia e pubblica post contrassegnati dall' hashtag #f57. I ragazzi vengono adescati tramite social network: Instagram, WhatsApp, Facebook, chat.

Lo psicologo consiglia: 'Parlate con i vostri figli'

L' ansia e la paura tra i genitori in merito a questo fenomeno cresce e così si discute su quanto sia giusto parlarne.

Le famiglie temono il rischio di gesti emulatori dettati anche dalla curiosità, perchè il Blue Whale è un 'gioco' che, spesso, si inizia per evadere dai propri problemi e dimostrare di essere persone migliori di quelle che gli altri pensano, fino ad arrivare a conseguenze tragiche.

Lo psicoterapeuta Matteo Lancini, tra i massimi esperti del rapporto tra i giovani e il web, afferma che è innegabile l' esistenza del rischio di emulazione, ma non per questo è meglio il silenzio poichè gli adolescenti lo fanno da anni.

Bisogna stare attenti e distinguere se chi lo fa è un 'giocatore' di Blue Whale o sta soltanto chiedendo aiuto perché soffre. Il suo consiglio è quello di 'Parlarne con i figli. Capire come vivono questo fenomeno in Rete. Ma senza enfasi. Anzi facendosi spiegare proprio da loro di che cosa si tratta'.