Aveva solo 24 anni e tanto coraggio da vendere. Ayşe Deniz Karacagil, rivoluzionaria turca, è morta due giorni fa durante una sparatoria sul fronte di Raqqa. In Italia era diventata famosa grazie alle strisce disegnate dal fumettista Zerocalcare, che l’ha ricordata oggi su Twitter e su Facebook. Una vita avventurosa quella di Ayşe, vissuta a fianco dei combattenti curdi contro l’Isis. Per il governo turco era una sovversiva: l’aveva condannata a 103 di carcere quando la ribelle aveva poco più di 20 anni. I suoi amici e compagni l’avevano soprannominata “Cappuccio Rosso” per via del copricapo che amava indossare.
Una vita spesa per la lotta partigiana
Le foto la ritraggono con il bel viso sorridente. Una ragazza acqua e sapone, che dietro la semplicità dello sguardo nascondeva uno spirito indomito speso tutto per gli ideali in cui credeva e per cui è morta. La carriera sovversiva di Cappuccio rosso era iniziata molto presto. Arrestata ad Antalya, sua città natale, il 2 di ottobre del 2013, per aver partecipato alla rivoluzione di Gezi Parki, era stata condannata alla pena record di 103 anni di prigione. La sua colpa era quella di essere scesa in piazza, con altri migliaia di giovani, per partecipare a quella che in seguito è stata definita una rivoluzione mancata. La protesta durata per oltre un mese aveva, in ogni caso, fatto tremare l’esecutivo guidato dall’attuale presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan.
Da quel momento la vita di Ayşe Deniz Karacagil aveva preso un corso preciso: dopo aver scontato 4 mesi di carcere aveva deciso di unirsi alle fila dei combattenti curdo-siriani, nel sud-est del Paese.
Per i turchi era una pericolosa sovversiva
Sospettata di essere in contatto con il Pkk, il partito curdo dei lavoratori, la giovane Ayşe non ha mai nascosto le sue simpatie per l’organizzazione separatista, la quale non disdegna l’uso di strategie terroristiche, che chiede da decenni la creazione di una stato curdo indipendente dalla Turchia.
Le lotte armate a cui ha preso parte Cappuccio rosso nelle armate curdo siriane, sono le uniche che hanno permesso il blocco dell’avanzata della Stato Islamico via terra verso l’Europa. In molte occasioni, infatti, lo Stato turco è stato accusato, anche dai governi europei, di collaborare con il Califfo Al Baghdadi in cambio della sua assistenza nella lotta contro i curdi e Assad.
Kobane Calling celebrava Cappuccio rosso
Le fonti ufficiali non hanno ancora confermato la sua morte. Ma Michele Rech, in arte Zerocalcare, la ricorda su Twitter dopo aver letto i messaggio d’addio dei compagni di lotta di Ayşe. Il fumettista italiano l’aveva conosciuta quando si era recato nel confine siriano, dove aveva incontrato alcuni delle migliaia di combattenti curdo-siriani che, attraverso la resistenza, era riusciti a difendere e liberare la città di Kobane. Nella sua raccolta di fumetti Kobane Calling ha raccontato come i curdi siano riusciti a liberare la città caduta in mano all’Isis e a riconquistarla. “Poteva scegliere di darsi alla fuga o di scontare il secolo di pena – ha scritto stamattina Zerocalcare sul suo profilo Facebook – ha invece deciso di entrare a far parte del movimento separatista curdo. Ha combattuto contro Daesh in Siria e ora è morta in combattimento”.