Charlie Gard è un neonato inglese di dieci mesi, che da otto si trova ricoverato nel reparto di terapia intensiva pediatrica del Great Ormond Street Hospital di Londra.
Il bimbo è tenuto in vita dalle macchine
Il piccolo è affetto da una gravissima malattia genetica, la sindrome di deperimento mitocondriale, che causa il progressivo indebolimento dei muscoli. Charlie è mantenuto in vita grazie ai macchinari che gli consentono la respirazione e le altre funzioni vitali primarie.
I medici che lo seguono già da qualche mese hanno manifestato la volontà di interrompere le cure e lasciarlo morire, per evitargli ulteriori sofferenze.
Essi sostengono infatti che il piccolo abbia subìto danni cerebrali irreversibili, non escludendo tuttavia che possa provare dolore. La loro motivazione è pertanto quella di lasciarlo morire con dignità.
La madre e il padre del piccolo, Connie Yates e Chris Gard, si sono opposti a tale decisione rivolgendosi ai tribunali britannici. I vari gradi di appello hanno però sempre dato ragione ai medici. Dopo l’ultima sentenza della Corte Suprema britannica, i giovani genitori hanno trovato la forza di presentare ricorso alla Corte Europea dei diritti umani.
Per Charlie non c'è più speranza
Il tribunale di Strasburgo, che qualche giorno fa aveva chiesto ai medici di Londra di attendere il tempo necessario per questa difficile scelta, pur esaminata con carattere di urgenza, martedì 27 giugno ha reso nota la decisione di respingere l’istanza dei genitori di Charlie.
La Corte europea sostiene che i tribunali inglesi abbiano analizzato la questione nel modo più appropriato. I medici possono quindi andare avanti e staccare la spina che consente al piccolo di continuare a vivere. La decisione è definitiva: per il neonato non c’è più niente da fare.
Connie e Chris erano riusciti a raccogliere attraverso un crowdfunding circa 1,3 milioni di sterline, che sarebbero servite per il trasferimento del loro bambino negli Stati Uniti, nel tentativo di intraprendere una cura sperimentale che forse gli avrebbe dato qualche aspettativa di vita.
I medici di Londra avevano bloccato l’accesso a tale possibilità, sostenendo l'impossibilità di miglioramenti delle condizioni del piccolo. Ora per Charlie e la sua famiglia non c’è più speranza. L'ospedale assicura che ai genitori verrà dato tutto l'appoggio necessario. Rimane però il fatto che nonostante la loro volontà contraria, al piccolo non sarà più consentito di vivere, seppur attaccato ai macchinari, il poco tempo che gli rimarrebbe. L’hanno deciso i tribunali.