La Corea del Nord ha effettuato il lancio di un missile intercontinentale ICBM. A dare la notizia proprio gli Stati Uniti, mentre il Comando di Stato maggiore congiunto sudcoreano ha riferito che il test sarebbe avvenuto circa alle 11.41, e precisamente nella provincia settentrionale di Jagang. Lancio che era nell'aria da giorni, e che è stato anche confermato successivamente anche da Tokyo, che avrebbe convocato d'urgenza il Consiglio sulla sicurezza nazionale.
Pyongyang, un lancio annunciato
La minaccia di un nuovo test era stata confermata nelle ultime ore dagli 007 americani, i quali avevano individuato alcuni "movimenti piuttosto sospetti nelle vicinanza di pyongyang" proprio a ridosso del giorno della "celebrazione dell'armistizio".
In particolare, erano state avvistate delle infrastrutture che potevano essere finalizzate al lancio imminente di un missile balistico intercontinentale (ICBM), e che avevano fatto preoccupare Washington, soprattutto dopo le recenti affermazioni dell'Intelligence del Difesa (DIA), secondo la quale, al contrario di quanto avevano stimato in precedenza, Pyongyang poteva essere pronta a completare un lancio intercontinentale perfino entro il prossimo anno, realizzando l'incubo tanto temuto dal presidente Usa Donald Trump, come da Cina e Corea del Sud,
Pyongyang 'a un passo dalla guerra nucleare'
Lancio inevitabile, dunque, che segue le dichiarazioni al vetriolo di Mike Pompeo "sull'inevitabile disarmo di Pyongyang", le quali avevano acceso di nuovo un clima di tensione e alimentato nelle ultime ore le dichiarazioni piuttosto pesanti della stampa nordcoreana nel "giorno della Vittoria".
Adesso l'America è consapevole del fatto che Pyongyang è ad un passo dal "miniaturizzare le testate nucleari e adattarle ai suoi missili"- come sostiene l'intelligence Usa- e se riuscirà a montare una testata nucleare su un Icbm, diverrà automaticamente una minaccia nucleare al pari di Russia, Israele, Cina e India.
Inefficacia delle sanzioni USA
Tutto ciò dimostra in parte l'inefficacia delle recenti sanzioni inflitte dagli Usa alla Corea del Nord, che a quanto pare hanno avuto l'efficacia di una leggera folata di vento per il Pyongyang. Infatti, anche se le sanzioni posso "aumentare il costo effettivo delle armi nucleari", è lecito pensare che la corsa agli armamenti della Corea del Nord sia ormai giunta in una fase di "non ritorno", come d'altra parte è improbabile pensare che il leader supremo di Pyongyang rinunci alla sua politica che, come ben sappiamo, fa del militarismo il suo punto di forza maggiore.
L'America sarebbe infine costretta ad accettare -come successo con l'India- l'impossibilità di privare un paese del nucleare nonostante il ricorso alle sanzioni, che con il tempo diverrebbero quasi inefficaci. In tal senso, Washington potrebbe anche contare sull'appoggio della Cina, già chiaramente schierata contro lo sviluppo nucleare di Pyongyang: ma a questo bisogno aggiungere l'interesse di Pechino affinché la penisola coreana resti divisa, e la Corea del Nord continui a svolgere la sua "funzione di cuscinetto", considerazione quest'ultima che limita non di poco le pressioni economiche della Cina nei confronti di Pyongyang.
Pyongyang: 'l'unica via di uscita degli Usa è inginocchiarsi a noi'
L'intento di Pyongyang di voler colpire era stato ribadito anche oggi dall'ormai noto Rodong Sinmun. "C'è una sola via di uscita per gli Usa", si affermava sul giornale nordcoreano, ovvero quella di "inginocchiarsi davanti alla forza di Pyongyang". L'editoriale tuonava minaccioso e non smentiva l'ipotesi del lancio, per molti anche una chiara occasione per il regime di Pyongyang di dare una risposta decisa anche alla pressante politica del nuovo presidente sudcoreano Moon Jae-in. In questi giorni, era stato proprio il presidente della sudcorea, a fare il primo passo per un ravvicinamento tra le due "nazioni sorelle", cercando un colloquio con Kim Jong un per alleggerire le tensioni soprattutto nelle zone di confine. Ma probabilmente dopo l'ennesimo lancio cambieranno molte cose.