Che fosse in atto una vera e propria rivoluzione epocale all'interno delle stanze vaticane era cosa nota ormai da tempo. Ma in questi ultimi giorni stiamo avendo conferme importanti.

Il motivo?

Come ogni rivoluzione che si rispetti anche questa incontra, ormai da qualche anno, le resistenze di alcune piccole frange conservatrici che si manifestano dubbiose riguardo alla politica della chiesa povera di papa Francesco. Questa infatti, il cui caposaldo morale può essere visto nell'enciclica "Amoris Laetitia" del 2016, ha suscitato non pochi scalpori provocando anche qualche muso storto all'interno del collegio cardinalizio.

Il punto di massima frizione tra il Santo Padre ed alcuni cardinali "dissidenti", stando alle indiscrezioni che trapelarono all'epoca, si verificò durante il sinodo della famiglia del 2014. In questa occasione infatti, tredici cardinali, tra i quali anche il tedesco Muller, sottoscrissero un documento nel quale si manifestavano preoccupazioni "configurate per facilitare dei risultati predeterminati su importanti questioni controverse" nonché perplessità riguardo al documento finale, chiamato "Instrumentum Laboris", giudicato inadeguato. Il fatto non passò inosservato allora proprio perché il cardinale Muller vestiva i panni di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il vecchio Sant'Uffizio insomma, un dicastero vaticano certamente non di second'ordine.

Veniamo però all'attualità

Dicevamo che è in atto una vera e propria rivoluzione. Non a caso, notizia di poche ore fa, proprio il Santo Padre, dopo cinque anni di mandato, ha deciso di non rinnovare la carica all'alto prelato tedesco. Questa, a detta dello storico vaticanista Enrico Galavotti, rappresenta una vera svolta. Come ogni buon Capo di Stato che si rispetti, anche il papa, per mettere in atto la sua linea politico-dottrinale, ha bisogno di avvalersi dell'aiuto di collaboratori "fedeli alla linea".

In effetti, avere un uomo di fiducia alla guida di un ministero chiave è un primo passo fondamentale proprio per evitare frizioni ed incomprensioni tra chi detta la linea e chi dovrebbe darle impulso e vigore.

Il successore?

Non mancano però già le prime indiscrezioni riguardo al suo possibile nome. Circolano infatti voci insistenti sull'attuale segretario della Congregazione, l'arcivescovo spagnolo e gesuita (piccolo particolare da tenere in considerazione) Luis Ladaria Ferrer. Insomma, la rivoluzione di Francesco sta prendendo forma. E che rivoluzione sia!