Quasi 3 mesi fa il culto dei Testimoni di Geova era stato dichiarato "estremista" da una sentenza alla quale i Testimoni si erano appellati. Oggi la Corte suprema ha confermato la sentenza: il gruppo religioso è considerato, a tutti gli effetti, estremista e non potranno esercitare alcun tipo di attività religiosa in tutta la Russia. Anche i beni dei religiosi saranno posti sotto sequestro e diventeranno proprietà dello Stato.

Ora ai Testimoni rimane da giocare l'ultima carta: proveranno a portare la sentenza davanti alla Corte europea dei diritti dell'Uomo, con l'ausilio dell'avvocato ufficiale del gruppo, Viktor Zhenkov.

La Corte suprema ha, invece, accolto le richieste del Ministero della Giustizia, che aveva mosso delle accuse pesanti contro il gruppo religioso. Li aveva infatti accusati di violare le leggi atte a combattere gli estremismi religiosi, varate per sconfiggere il crescente pericolo terroristico dato dai gruppi islamici di ideali appunto estremi.

L'ONU, ad aprile, aveva ammonito il governo russo per questa azione ritenuta una "minaccia alla libertà individuale", ma la Corte suprema non ha sentito ragioni, nonostante le aspre critiche anche da parte di attivisti per la difesa dei diritti dell'uomo. Non è la prima volta che il governo russo cerca di arginare le attività del gruppo: nel 2010 la Corte di Strasburgo fu chiamata a decidere in merito ad una sentenza di un tribunale moscovita che aveva vietato le attività pubbliche dei Testimoni nella capitale.

Allora la Russia fu condannata di aver violato diritti come la libertà di pensiero e di religione e la Corte europea aveva confermato al gruppo religioso la facoltà di associarsi in comunità, rendendo possibile la sua crescita fino ad arrivare a 175.00 fedeli.

La Russia contro i Testimoni di Geova

I Testimoni di Geova sono un gruppo definito antitrinitario, che è meglio conosciuto per l'attività di fidelizzazione tramite il porta a porta e per il rifiuto delle trasfusioni ematiche e del servizio militare.

E' proprio a causa della diffusione degli opuscoli, definiti "materiali stampati proibiti che spingono all'odio" e della violazione al diritto di godere dell'assistenza medico-sanitaria che il ministero della Giustizia ha chiesto di metterli al bando. Gli interessati rispondono negando le imputazioni e proclamando che in Russia non ci sia libertà di religione.

Ma il popolo russo pare sia dalla parte del governo: un sondaggio della Levada, un centro demoscopico, ha evidenziato come il 79% della popolazione abbia detto si al divieto per i testimoni di Geova di esercitare e professare la loro religione, e nella maggioranza dei casi si tratta di persone poco informate sull'argomento.