Dopo 5 mesi di battaglie è arrivata la terribile notizia: il piccolo Charlie Gard è morto.

Nei giorni precedenti, dopo la rinuncia da parte dei genitori alla battaglia legale, il bambino era stato trasferito in un centro per malati terminali, in attesa che la decisione del giudice diventasse effettiva. La spina è stata staccata oggi e sono stati gli stessi genitori ad annunciare: "Il nostro splendido bambino se ne è andato".

La storia

La storia che ha diviso e commosso il mondo inizia quasi un anno fa. Il piccolo nasce il 4 Agosto del 2016, in perfetto stato di salute.

Passa un mese ed i genitori cominciano ad accorgersi che il bambino fa troppa fatica per muoversi. Bastano poche diagnosi e i dottori scoprono che Charlie è affetto da una malattia rarissima, la sindrome da deplezione del Dna mitocondriale. La malattia porta, con il tempo, ad una perdita totale del funzionamento dei muscoli e provoca un grave danno celebrale. Ed è da qui che iniziano le battaglie dei genitori.

Charlie ad Ottobre 2016 viene ricoverato al Great Ormond Street Hospital di Londra e i medici annunciano da subito che il piccolo non ha molte speranze. A gennaio i due genitori fanno richiesta di trasferimento: vogliono portare il piccolo bambino negli Stati Uniti, per sottoporlo a delle cure sperimentali.

I medici del Great Ormond Street Hospital, però, informano la famiglia che il piccolo non ha più speranze e che senza l'aiuto delle macchine non potrà mai restare in vita. I due genitori non si arrendono e chiedono appunto il trasferimento in America. Appena qualche giorno fa i medici dell'ospedale rendono pubblico l'ultimo referto, nel quale annunciano che per il bambino non ci sia più niente da fare.

I dibattiti politici e morali

La battaglia per il trasferimento del piccolo bambino ha aperto dibattiti politici e morali, che hanno trovato schierati due ideologie opposte: c'è stato chi ha ritenuto che la decisione non spettasse ai medici, ma a Chris Gard e Connie Yates, i due genitori, e chi invece ha creduto che la parola dei medici fosse sufficiente e meritevole di fiducia.

Ciò che è certo è che ad oggi, nel 2017, non è facile trovare una risposta a un quesito etico che da sempre ci divide: a chi spetta la decisione? Ai medici, laureati e competenti, o alle persone più vicine al malato?

La notizia non arriva come un fulmine a ciel sereno, sono infatti passati pochi giorni dall'annuncio dei due genitori di volersi arrendere e rinunciare alla battaglia legale.