Oggi arriverà la sentenza d'appello del processo che ha visto come imputato Massimo Bossetti, il carpentiere di 46 anni che ha già ricevuto una condanna all'ergastolo in primo grado nel luglio dello scorso anno per l'omicidio di Yara Gambirasio. La bambina era scomparsa il 26 novembre 2010, una volta uscita dalla palestra dove era solita allenarsi, situata presso il campo di Chignolo d'Isola, poco lontano da Brembate.

Bossetti: "Yara figlia di tutti noi"

Ore 8:35: Massimo Bossetti inizia a pronunciare le sue dichiarazioni spontanee presso il tribunale di Brescia, alla presenza dei suoi familiari (la madre Ester Arzuffi, la sorella e la moglie Laura Letizia e Marita Comi) e dei suoi due avvocati difensori, Paolo Camporini e Claudio Salvagni.

Le parole dell'indagato si sono protratte fino alle 9:15.

"Non ho chiuso occhio, stanotte. Voi tutti potete comprendere il mio stato d'ansia", ha affermato Bossetti, tenendo a scusarsi, inoltre, per il suo comportamento "scorretto" tenuto durante la prima udienza. Il muratore ha definito Yara "l'unica vera vittima", sostenendo inoltre che avrebbe avuto il diritto di vivere la propria vita fino a quando qualcuno le ha impedito di realizzare i sogni che aveva. Ha, poi, affermato con decisione: "Poteva essere nostra figlia, figlia di tutti noi. Nemmno un animale avrebbe usato tanta crudeltà nei suoi confronti".

Continuando, poi, a proferir parola verso i genitori della vittima, ha affermato: "Lottate al mio fianco, con coraggio, alla ricerca della verità", mostrando piacere nel notare il loro atteggiamento di interesse che, a sua detta, avrebbe voluto vedere anche a Bergamo (in occasione del processo di primo grado).

Ha, poi, dichiarato: "Vi ringrazio, grazie a tutti voi. Spero che abbiate il giusto senso di responsabilità riconoscendomi la possibilità di difendermi e di essere creduto. Come avrei mai potuto confessare qualcosa che non ho mai commesso? Ho sentito, nei miei confronti, moltissime cattiverie, ma ormai sono abituato a tutte".

Bossetti ha poi continuato, definendo l'assassino o gli assassini di Yara come dei "perversi maiali" e le modalità del suo arresto "vergognose". Ha affermato: "Tutto il mondo ne è a conoscenza: c'era davvero la necessità di far scomodare tutto l'esercito e di farmi mettere in ginocchio davanti a tutti? Perché mi avete trattato così? Perché? Vergognatevi!"