Il confine tra mafia ed antimafia è sempre meno definito: del resto, indagini con risvolti clamorosi su personaggi che hanno fatto della lotta a Cosa Nostra la loro bandiera non sono, purtroppo, una novità. L'ultimo caso riguarda due associazioni: 'LiberoJato' è stata cancellata dalla lista dell'antiracket dal prefetto di Palermo, Antonella De Miro. 'Libero Futuro', associazione di Bagheria, non è stata invece ammessa. Entrambe sono dedicate alla memoria di Libero Grassi, l'imprenditore ucciso dalla mafia nel 1991. Per ambedue c'è il sospetto di essere contigue con Cosa Nostra.

Tra i fondatori di LiberoJato ci sono i figli di Giuseppe Amato, imprenditore partinicese che in passato era stato esattore del pizzo per il clan Vitale e che aveva dato la sua carta di identità a Leoluca Bagarella. Poi, qualche anno fa, il suo pentimento 'espiato' successivamente nell'associazionismo antiracket. Entrambe le associazioni, in ogni caso, sono molto vicine ad Enrico Colajanni, uno dei leader carismatici dell'antimafia palermitana, ex Addiopizzo oggi transitato in Libero Futuro.

I motivi del provvedimento

Secondo la Prefettura di Palermo, il transito di numerosi imprenditori che in passato avevano avuto rapporti con la mafia nell'associazione LiberoJato è quantomeno sospetto. Non sarebbe la prima volta che professionisti 'border-line' vengono raggiunti da provvedimenti di interdizione perché, in realtà, i loro rapporti con le organizzazioni criminali non si sono mai interrotti.

Lavorare all'ombra dell'antimafia, in effetti, è un metodo astuto per evitare controlli e possibilli sequestri. Nel caso di Libero Futuro di Bagheria, ad esempio, alcuni soci fondatori sono stati interdetti dalla Prefettura per questo motivo. Insomma, pare che l'antimafia sia diventata un comodo paravento per imprenditori in odor di mafia.

Ad ogni modo la questione finirà dinanzi al TAR di Palermo, al quale entrambe le associazioni hanno presentato ricorso chiedendo l'annullamento del provvedimento prefettizio. Da sottolineare, infine, che l'Ufficio territoriale del governo di Palermo ha sospeso altre cinque associazioni, ma in questo caso per inattività. Si tratta, nel dettaglio, di 'Liberi di lavorare', 'Co.di.ci', SOS Impresa, Associazione antiracket di Termini Imerese e Coordinamento delle vittime dell'estorsione, dell'usura e della mafia.