Un gruppo religioso riconosciuto 'fuorilegge' e colpito da misure preventive, come il sequestro di beni mobili ed immobili. Nulla di nuovo, il metodo era stato usato dalla Santa Inquisizione nel XV secolo, ma il problema è che da quel periodo di oscurantismo sono trascorsi oltre cinquecento anni. Pertanto, se nel terzo millennio sono tornate di moda le guerre sante, a qualcuno potrebbe sembrare pertinente rispolverare anche Tomas de Torquemada. Amare ironie a parte, sebbene non siamo ai livelli di aguzzini e torturatori che resero tristemente celebre l'inquisizione spagnola, quanto accade nel XXI secolo in Russia lascia a bocca aperta, appunto perché siamo nel XXI secolo.

Nulla da fare per i Testimoni di Geova, già messi al bando a Mosca e negli sconfinati dintorni perché considerati 'estremisti' dal governo. La sentenza di primo grado era stata emessa lo scorso aprile, quella della sezione d'appello della Corte Suprema non ha mutato di una virgola la sostanza.

Ricorso alla Corte dei diritti dell'Uomo

Il Cremlino ha dunque imposto il divieto di attività agli oltre 171 mila Testimoni di Geova che operano nelle 2.480 congregazioni in territorio russo. I loro beni saranno posti sotto sequestro a favore dello Stato. Occorre precisare che non c'è nulla di religioso in questo, alla base ci sono soltanto motivazioni politiche (pertanto motivazioni non differenti da quelle dell'Inqusizione storica, ndr).

Il metodo di predicazione porta a porta e l'avversione verso alcune istituzioni, come l'esercito (i Testimoni di Geova diffondono apertamente il rifiuto al servizio militare) sono elementi sufficienti agli occhi del ministero della Giustizia di Mosca per considerare "sovversivo ed estremista" il noto movimento restaurazionista. Viktor Zhenkov, legale rappresentante del gruppo religioso, ha comunque annunciato l'intenzione di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte Europea dei diritti dell'Uomo.