Dopo le notizie dei giorni scorsi sulla possibile riapertura delle ricerche, chieste a gran voce dall'associazione Penelope Italia, del cadavere della donna scomparsa ormai dal 2012, si torna a parlare di nuovo del delitto di Roberta Ragusa per il quale è già stato condannato a 20 anni di carcere il marito Antonio Logli. A fare notizia attorno al caso Roberta Ragusa, stavolta, è il nuovo arresto del super testimone Loris Gozi.
Arrestato il super teste del caso Roberta Ragusa
Il teste chiave del processo per l'omicidio volontario e occultamento di cadavere nei confronti del marito della donna toscana scomparsa dalla sua abitazione di Gello, nel Pisano, è finito nuovamente in cella dopo l'arresto già andato alla ribalta delle cronache a fine 2015.
Il giostraio Loris Gozi, che agli inquirenti raccontò di aver visto Antonio Logli litigare con la moglie su un'auto la notte della scomparsa (fra i 13 e il 14 gennaio del 2012), è finito in cella - come riporta il quotidiano La Nazione - per effetto di una condanna per furto passata in giudicato e divenuta definitiva. La pena che dovrà scontare Lozi, per il furto di un pc commesso nel 2008, è di tre anni di carcere. Adesso torna in cella, su mandato del giudice di sorveglianza di Pisa, Rinaldo Merani, per non aver ottemperato obblighi giudiziari per la messa in prova ai servizi sociali alla quale era stato ammesso l'anno scorso.
In cella Loris Gozi, Peronaci: 'Italia paese capovolto?'
Della vicenda si è occupato il giornalista Fabrizio Peronaci, che da tempo segue il caso Roberta Ragusa per il Corriere della Sera, sul gruppo Facebook "Giornalismo Investigativo".
Il cronista fa notare come il marito e presunto assassino della vittima, che in attesa del secondo grado di giudizio non va in carcere ma che è sottoposto semplicemente alla misura cautelare dell'obbligo di dimora, sia libero di circolare nel corso della giornata e vivere nella stessa abitazione che, secondo la sentenza di condanna di primo grado, fu teatro del delitto.
Mentre Loris Gozi, il teste chiave, finisce davvero dietro le sbarre per il furto di un computer. "Una storia di qualche anno fa, mai dimenticata", scrive Fabrizio Peronaci nel post su Facebook. "Giustizia rigorosa, implacabile", aggiunge. "Pugno di ferro. Certezza della pena. Maxima lex, maxima iniuria", sottolinea il cronista. "Oppure, più semplicemente - conclude - Italia paese capovolto?".