L'episodio risale al 18 giugno scorso, ma è stato reso noto solo ieri. Il ragazzo, un ventinovenne nato in Brasile ma regolarmente residente in Italia, aveva trovato un lavoro stagionale presso un hotel di Cervia, in provincia di ravenna. Da quanto si apprende dal sito "Ansa.it", c'era già l'accordo con il titolare dell'albergo. Al momento dell'invio tramite e-mail della copia della carta di identità necessaria al perfezionamento del contratto, al giovane è stato risposto che non sarebbe stato più assunto perché il titolare non se la sentiva di mettere "ragazzi di colore in sala".

Per motivare il suo passo indietro, l'albergatore ha aggiunto che: "In Emilia Romagna la gente è molto indietro come mentalità".

Un lavoro perso, dunque, per il colore della pelle. Il caso è passato adesso alla Filcams-Cigl di Ravenna, sindacato di categoria che si occupa dei lavoratori del commercio, alberghi, mense e servizi, che ha annunciato di essere a lavoro su una vertenza per accompagnare il ragazzo in tribunale, come riporta "Il Post". È stato lo stesso sindacato a diffondere il messaggio con cui il titolare si rifiutava di assumere Paolo.

Indignazione e polemiche non mancano. La madre del ragazzo, anche lei affidatasi al sindacato, non le manda a dire: "L'unico problema qui è il colore della pelle di mio figlio, che il titolare deve aver visto soltanto al momento dell'invio della carta di identità".

I precedenti

Questo, purtroppo, non è il primo caso di razzismo che si verifica nel nostro paese. Emblematici, in questo senso, sono i numerosi cori discriminatori rivolti ai giocatori di Serie A, che devono convivere costantemente, durante le partite, con insulti e cori contro il colore della loro pelle.

Il 22 gennaio scorso, invece, era apparso un cartello presso una libreria di Verona, in cui si vietava l'ingresso ai "negri".

Che si sia trattato di uno scherzo o meno, in questo gesto in molti hanno rivisto un triste richiamo alle leggi fasciste, riportando alla memoria il film di Roberto Benigni, "La vita è bella", in cui si vietava l'ingresso "agli ebrei e a cani".

È del 12 luglio scorso la notizia, riportata da "Repubblica", secondo cui un gruppo di ragazzi di colore si sarebbe visto negare una casa presa in affitto per loro dalla società per cui lavorano, perché il proprietario ha dichiarato di non "affittare case ai neri".

Sempre risalente a luglio un video, postato su Facebook da un agente di polizia, in cui quest'ultimo, dall'interno della sua volante, insulta pesantemente un uomo di colore che sta andando in bicicletta sull'autostrada. Il filmato, inviato prima su una chat privata e poi diffuso pubblicamente, è arrivato anche ai superiori dell'agente che, in un primo momento, hanno deciso di sospendere l'uomo dal servizio.