Era nato sotto i migliori auspici (almeno quelli degli organizzatori), e descritto come un piano al quale si erano interessate molte famiglie toscane, ben 73. Dopo un anno però, non si è registrato neanche un alloggio concluso.
Progetto o spot pro-immigrazione?
Più che un progetto, alla fine si è rivelato uno spot per promuovere l’immigrazione forzata, travestita da accoglienza condivisa dal territorio. Una simile iniziativa avrebbe potuto rappresentare un successone in una città come lucca che, con 1.120 immigrati, rappresenta il centro più accogliente dopo Firenze.
Complessivamente si registra un solo caso nella provincia di Firenze, che attende comunque il via libera della prefettura. Eppure, subito dopo il lancio del progetto a livello regionale, 73 famiglie si erano subito fatte avanti per ospitare in casa un profugo; altre 69 avevano messo a disposizione abitazioni o locali sfitti. Sei famiglie, a Lucca, avevano presentato domanda.
"Stop alle telefonate", poi il nulla
"Al numero della Regione predisposto per il progetto hanno telefonato toscani di tutti i tipi", aveva fatto sapere l’assessore all'immigrazione Vittorio Bugli, orgoglioso di affiancare all'accoglienza in strutture di enti accreditati, una convivenza sotto lo stesso tetto. Si erano interessate sia coppie che single, famiglie con o senza figli.
Sembrava davvero una di quelle campagne mediatiche struggenti che avrebbe permesso alle persone sole, come gli anziani, di trovare qualcuno con cui condividere il proprio tempo, magari aiutandolo ad integrarsi. Poi però, lo stesso assessore Bugli aveva provveduto a precisare che non tutte le disponibilità si sarebbero potute tradurre automaticamente in una vera e propria accoglienza.
Il bilancio, nei primi giorni di attività del numero telefonico della Regione, era di otto province su dieci che avevano risposto all'appello. Sei famiglie, appunto, avevano chiamato dalla provincia di Lucca.
Il flop dei "migranti accolti in casa"
Dopo un anno però, nemmeno uno di questi nuclei familiari ha accettato di ospitare un profugo secondo il progetto che venne lanciato due anni fa, per poi essere autorizzato dal Viminale.
L’accordo, che aveva visto il coinvolgimento delle Prefetture, permetteva di ospitare in casa non il clandestino o profugo appena sbarcato sulle coste italiane, ma persone arrivate in Italia da almeno sei mesi.
Il flop dell'iniziativa, alla fine, si è rivelato in tutta la sua demagogia: a denunciarlo è stato il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, che ha parlato di un probabile "conflitto d’interessi" del governo regionale, con le cooperative amiche che in questo modo non avrebbero guadagnato con l’arrivo dei migranti. Il progetto, secondo Donzelli, si è impantanato nella burocrazia: "ma a loro - secondo l’esponente di Fdi - interessa fare business".