All’epoca del suo primo arresto nel 2010 era stato battezzato il re delle truffe perché, grazie alla sua cultura e fantasia, era riuscito a intascare milioni di euro grazie alle compravendite di immobili falsificate. Come si può leggere sull’edizione odierna de Il Tirreno, è stato condannato in Cassazione ad otto anni Donato Filippi, 59enne laureato in giurisprudenza ed economia e commercio. La sentenza era stata pronunciata dalla Corte d’Appello di Genova e la pena si è rivelata più alta da quanto era stato inizialmente deciso dal tribunale. Il processo era stato spostato perché tra le parti offese c’erano anche dei magistrati.

Truffati anche dei magistrati di Pisa

Donato Filippi aveva truffato anche tre magistrati di Livorno, che nel frattempo si sono spostati in vari uffici di Pisa. Contro di loro il re delle truffe aveva sviluppato un grande odio, a causa di precedenti indagini nei suoi confronti. La Suprema Corte ha sottolineato che l’imputato aveva voluto consapevolmente vendicarsi usando il suo metodo consolidato appropriandosi delle case dei giudici per rivenderle ad ignari compratori. Nella sentenza della Cassazione si può leggere che Donato Filippi era pienamente consapevole della propria condotta, giustificandola con i torti che aveva subito dai magistrati. In precedenza era stato accusato di falso ideologico, contraffazione di sigilli e utilizzo di sigilli contraffatti per autenticare documenti destinati alla pubblica amministrazione.

Il funzionamento della truffa delle false compravendite immobiliari

Donato Filippi è stato accusato di sottrazione di pubblici sigilli e strumenti destinati ad autentificazione di documenti e per aver sottratto e rivenduto proprietà immobiliari intascandone i proventi. Sono stati trovati almeno 30 atti giudiziari emessi dai tribunali di Lecce, Milano e L'Aquila, completamente falsi; inoltre sono stati rinvenuti in possesso del truffatore 350 sigilli, con il quale ha presentato nelle Conservatorie di diverse Agenzie del Territorio principalmente di Pisa e Livorno gli atti giudiziari falsi ai funzionari delegati.

Dopo la trascrizione nei pubblici registri del passaggio di proprietà dei beni immobili a società inesistenti, Filippi chiedeva anche il rimborso dell’Iva. Le sentenze immaginarie pronunciate da giudici inesistenti erano riguardavano le trascrizioni immobiliari nei confronti di persone del tutto ignare o contro le quali il truffatore nutriva del risentimento. Con questo sistema Filippi ha accumulato un patrimonio di milioni di euro, ma la Suprema Corte ha confermato la condanna per truffa ad 8 anni.