Arrestato a Cerignola per stalking un giovane ventiquattrenne di San Ferdinando di Puglia. L''operazione è stata condotta dagli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza della città pugliese diretti dal Vice Questore Aggiunto Loreta Colasuonno. Le indagini sono partite conseguentemente alla denuncia, presentata dalla compagna dell'arrestato, dopo l'ennesimo episodio di violenza subito da quest’ultima alla fine dello scorso mese di maggio. In quella circostanza l'uomo, incurante del loro figlioletto di poco più di un anno che la donna teneva in braccio, aveva addirittura tentato di strangolarla.

La consapevolezza che in pericolo, non c’era più solo la sua vita ma anche quella del figlio, è riuscita a vincere ogni remora e paura e fatto scattare nella ragazza la decisione di denunciare l’ex-compagno.

Violenze già durante la gravidanza

Da quanto emerso dalle dichiarazioni della donna, le violenze nei suoi confronti erano iniziate in concomitanza con la gravidanza, avvenuta qualche mese dopo l’inizio della loro relazione, e sono continuate fino all’ottavo mese di gestazione. Calci, pugni, minacce di morte, tentativi di strangolamento e umilianti accuse di scarsa igiene personale e domestica, è il quadro dell'ambiente in cui era costretta a vivere la donna.

Nonostante ciò e, ritenendo di agire per il bene del bambino, la donna aveva deciso all’inizio di quest’anno di riprovare a convivere col suo aguzzino.

Ma dopo poco più di una settimana idilliaca la vera natura dell’uomo era riemersa. Questa volta però le angherie subite producevano l’effetto di far maturare nella donna il coraggio necessario per lasciarlo definitivamente.

Abbandonato dalla compagna, il giovane, con la scusa di avere notizie del figlio, aveva ricominciato a tormentare e vessare la donna costringendola a vivere in un perdurante stato di ansia e di paura.

Tutto ciò è testimoniato, oltre che dai diversi certificati del pronto soccorso, anche dai circa 4000 messaggi che le aveva inviato tramite sms e Whatsapp.

Nuova legge, una beffa per le donne?

Recentemente sul reato di stalking è infuriata la polemica scaturita dalla denuncia di tre sindacaliste: Loredana Taddei della Cgil, Liliana Ocmin della Cisl e Alessandra Menelao della Uil.

L’oggetto della protesta è la nuova legge sulla riforma del codice penale. Nel nuovo codice è stato introdotto l’articolo 162 ter che, in cambio di condotte riparatorie (leggi pagamento di sanzioni, ndr) prevede appunto l’estinzione del reato.

L’imputato, senza il consenso della vittima, potrà proporre al giudice di voler saldare il suo debito con la giustizia versando una somma di denaro che, se il giudice riterrà congrua, consentirà di estinguere il reato. Il versamento potrà avvenire anche a rate. Una vera beffa la definiscono le tre sindacaliste. Oltre al pericolo che questa norma possa estendersi a tutti i reati contro la persona che prevedono una pena fino a 4 anni, la vera superficialità legislativa consiste, secondo le tre rappresentanti sindacali, nel permettere di estinguere un reato così grave pagando una multa come se si fosse lasciata l’auto in divieto di sosta.

In un paese come l’Italia dove ogni due giorni viene uccisa una donna è questo il vero crimine.

Eugenio Albamonte, segretario dell’Associazione nazionale magistrati, interviene nel dibattito sottolineando la sperequazione tra i termini di custodia cautelare e quelli della pena. L'assurdo, afferma il magistrato, è che questo è un reato per cui l’imputato può essere arrestato ma che può estinguere pagando.

Le rimostranze e le proteste in merito a questa norma recentemente passata in parlamento possono essere sintetizzate dalle parole di Maria Cecilia Guerra, capogruppo di Articolo Uno - MDP al Senato, che la giudica inammissibile soprattutto perché trasferisce al giudice l'onere di valutare l'entità dell'offesa subita dalla donna.