Ieri in provincia di Foggia sono rimaste uccise quattro persone in un agguato pianificato nei minimi particolari. È solamente l’ultima strage di una faida mafiosa che dura da oltre trent’anni e sul Gargano il clima è veramente rovente. La strage è avvenuta a San Marco in Lamis, a poca distanza dalla ferrovia, con un fucile da caccia e un kalashnikov sono stati ammazzati il boss cinquantenne Mario Luciano Romito, suo cognato Matteo de Palma che si trovavano a bordo di una Volkswagen. Poco distante c’era un pick up Fiorino con due fratelli a bordo che per sbaglio hanno visto tutto, quindi i sicari hanno dovuto uccidere anche loro: si tratta di Aurelio e Luigi Luciano di 43 e 47 anni, due agricoltori che hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Uno dei due uomini è stato anche portato in ospedale, ma non ce l’ha fatta.

Il sindaco di San Marco in Lamis: lo Stato ci lascia soli

Michele Merla, il sindaco di San Marco in Lamis, ha rivolto un appello al ministro dell’interno Marco Minniti, sottolineando quanto il livello criminale del Gargano abbia raggiunto negli ultimi tempi dei livelli sconcertanti. Lo Stato deve intervenire in qualche modo e il ministro stamane sarà presente a Foggia nella prefettura dove presiederà un comitato per la sicurezza pubblica. Le forze dell’ordine sul territorio andranno rafforzate e verranno studiate strategie per identificare i responsabili della strage di mafia di ieri mattina. Negli ultimi mesi in Puglia c’è stata una ripresa di omicidi incredibile, iniziata a giugno con tre esecuzioni, tra cui un ristoratore di Vieste ammazzato sotto gli occhi della figlia.

Il Gargano sotto scacco delle famiglie criminali: le origini

Mario Luciano Romito è solamente l’ultimo boss caduto in questa escalation criminale che iniziata trent’anni fa. Dall’inizio dell’anno sono stati ben 17 gli omicidi tra famiglie mafiose che controllano il territorio, ma da oggi tutta la zona sarà blindata nel tentativo di fermare una faida che sembra non avere fine.

Il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha detto ieri in un’intervista su radio uno che la criminalità pugliese e in particolare quella foggiana è stata considerata a lungo una mafia di serie B, tuttavia non va sottovalutata perché l’80% degli omicidi è rimasto impunito. Le faide tra clan vanno avanti da trent’anni e in tutto ci sono stati 300 omicidi, per la maggior parte rimasti senza colpevole.

La strage di ieri è stata causata dal traffico di droga, ma tutto ha avuto origine da furti di bestiame tra famiglie rivali. Nell’ultimo processo che si è celebrato a Foggia il Comune non si è nemmeno costituito parte civile, un segno veramente negativo che va tenuto in considerazione. La criminalità organizzata pugliese va combattuta con la collaborazione di tutti, ha sottolineato Franco Roberti, ci vogliono più forze di polizia e bisogna mandare nel territorio degli investigatori professionisti perché la criminalità foggiana è diventata una priorità assoluta.