Per il momento nessuna sentenza passata in giudicato ha riconosciuto la presenza di associazioni mafiose operanti nel territorio di Roma, secondo quanto prescritto dall’articolo 416bis del codice penale. Nonostante questo, sono molte le inchieste e le sentenze giudiziarie non definitive che ritengono essere una realtà l’esistenza delle mafie nella Capitale, ammessa anche dal procuratore capo Giuseppe Pignatone. È di pochi giorni fa la notizia della sentenza di primo grado nel processo Mafia Capitale che ha fatto cadere l’aggravante di mafia per gli imputati (tra i quali Massimo Carminati e Salvatore Buzzi).

Ma negli ultimi due anni la procura capitolina ha acceso i fari su diverse (presunte) organizzazioni mafiose. Dai Fasciani agli Spada di Ostia, passando per i Casamonica, la mafia siciliana, quella cinese, la camorra, la ‘ndrangheta e la malavita locale, cerchiamo di tracciare un quadro aggiornato delle cosche che, a Roma, secondo quanto affermato dalla Direzione Nazionale Antimafia nella sua ultima relazione, avrebbero stretto un “patto esplicito” per evitare di farsi la guerra attirando così l’attenzione delle forze dell’ordine.

I Fasciani a Ostia

Sono due le inchieste – Nuova Alba e Tramonto - che, negli ultimi anni, hanno fatto emergere i sospetti di associazione mafiosa sulla famiglia Fasciani di Ostia (municipio attualmente sciolto per mafia).

Il caso del presnto boss Carmine Fasciani è però emblematico: condannato in primo grado per 416bis, il capo famiglia è stato assolto in Appello da questa accusa perché, motivano così la sentenza i giudici, sarebbe mancata “la prova della pervasività del potere coercitivo del clan Fasciani”. Comunque sia, secondo la Dna, i Fasciani sarebbero legati a doppio filo ad un altro clan di ‘zingari’, gli Spada guidati, tra gli altri, da Carmine ‘Romoletto’ Spada.

Sempre parlando di ex nomadi, anche la famiglia sinti dei Casamonica, viene considerato un clan, nonostante non sia mai stata indagata per associazione mafiosa.

La camorra, da Senese ai Pagnozzi

Del campano Michele Senese detto ‘o pazzo si è parlato molto negli ultimi anni, anche perché, colui che viene descritto dalla Dna come “l’ideatore di un sodalizio che opera come una organizzazione di tipo mafioso”, è stato immortalato mentre discute animatamente con Carminati il quale, al termine del diverbio, gli punta minacciosamente un dito contro.

(guarda il video). Secondo gli inquirenti il gruppo legato a Senese si occuperebbe di traffico di droga, estorsioni e reati contro la persona in accordo con il clan di Casalesi stanziato a Roma, capeggiato da Domenico Pagnozzi (condannato in primo grado per mafia). “I napuletani della Tuscolana”, come loro stessi si definiscono in una intercettazione, avrebbero messo le mani sulla zona est della città. Indagini in corso, infine, anche sulle infiltrazioni del clan Mallardo.

La ‘ndrangheta

La potente ‘ndrangheta calabrese, a Roma si è specializzata soprattutto nel riciclaggio di denaro sporco attraverso la compravendita e la gestione di attività commerciali, bar, ristoranti, alberghi e imprese. Responsabili di questo traffico, sempre secondo la Dna, la ‘ndrina dei Fiarè di San Gregorio di Ippona, in provincia di Vibo Valentia (legata al più potente clan Mancuso), il clan Alvaro-Palamara di Reggio Calabria e, nelle zone di Spinaceto e Tor de’ Cenci, le famiglie Arena di Crotone, Bellocco, Piromalli e Molè di Reggio Calabria.

Tor Bella Monaca e i cinesi

Capitolo di chiusura dedicato a tutte quelle zone, considerate terra di nessuno, presenti tra Roma e la Campania, come nel caso del quartiere di Tor Bella Monaca, una sorta di Scampia in salsa giallorossa. In questa periferia, camorra e ‘ndrangheta avrebbero stretto piccole alleanze con la criminalità locale, come le famiglie dei Cordaro e dei Crescenzi, per spartirsi le piazze di spaccio della droga. Altro discorso per la mafia cinese che avrebbe come suo territorio di riferimento il quartiere Esquilino, con ramificazioni anche su Casilina, Appia e Tuscolana.