Si è concluso con la condanna a 30 anni il processo di primo grado contro Gabriele Defilippi colpevole dell'omicidio della professoressa Gloria Rosboch. Questo 22enne dalla personalità inquietante e contorta si era già macchiato nella sua vita di truffe ai danni di ingenue donne che aveva conosciuto in chat o sui social network e che ricattava con la minaccia di rendere pubbliche le foto osè dei loro incontri. I soldi ricavati da queste estorsioni li spendeva in bei vestiti, ristoranti di lusso, discoteche e casinò, tutte le cose che la sua famiglia non gli aveva permesso di fare.
Questi particolari hanno spinto il procuratore capo di Ivrea a definire il ragazzo come gelido e disumano.
Nel 2014 Gabriele, ex alunno della professoressa Rosboch, ha cominciato a frequentare la donna ed a corteggiarla insistentemente fino farla invaghire di lui. A questo punto le chiede di consegnargli 187 mila euro in contanti per un affare immobiliare in Costa Azzurra, realizzato il quale, sarebbero andati a vivere insieme. La donna, innamorata del ragazzo e convinta anche dalla telefonata di una misteriosa donna che si spaccia come la direttrice di una banca di San Giorgio Canavese, si reca nel suo istituto di credito e preleva l'ingente somma che poi consegna a Gabriele.
Il ragazzo presi i soldi sparisce lasciando la povera professoressa nella disperazione.
Dopo un periodo di grande sofferenza la donna si rivolge ad un avvocato e contatta il 22enne minacciando di denunciarlo se non le restituirà i soldi che gli ha dato. Gloria scompare il 13 gennaio 2016 da Castellamonte ed il suo corpo viene ritrovato il 19 febbraio successivo in una cisterna nelle campagne di Rivara. Al momento dell'arresto Gabriele ed il suo amante Roberto Osbort si accusano vicendevolmente dell'omicidio, ma venerdì 30 giugno il ragazzo, con delle dichiarazioni spontanee, scagiona il suo amante affermando di essere lui l'esecutore del misfatto.
Roberto Osbort è stato condannato a 19 anni di carcere, mentre per la madre di Gabriele, Caterina Abbatista, è stato chiesto il rinvio a giudizio; per la procura non poteva non essersi insospettita vedendo l'ingente disponibilità economica del figlio. L'anziana mamma della vittima, che ha presenziato a tutte le udienze del processo, ha detto che la pena inflitta al ragazzo è troppo bassa e quindi falsa, e le fa eco l'avvocato della famiglia, Stefano Caniglia, che ha dichiarato che l'ergastolo, pena richiesta dalla procura, sarebbe stato il verdetto più giusto.