Il caso Regeni, mai dimenticato, torna alla ribalta con un altro mistero ancora più inquietante: la scomparsa di un avvocato egiziano, Ibrahim Metwaly, legale (all'interno dell' Egyptian Commission for Rights and Freedom) della famiglia del ricercatore italiano ucciso in egitto fra gennaio e febbraio dello scorso anno, Giulio Regeni. Anche il sito dell'associazione è stato oscurato. La scomparsa dell'avvocato risale a domenica mattina, giorno in cui è stato visto all'aeroporto. La sua direzione era Ginevra: doveva, infatti, prendere parte alla riunione delle Nazioni Unite, per discutere sul tema dei diritti umani in Egitto.

Il ritorno era previsto per il 16 settembre.

Cantini, il nuovo ambasciatore

Data la necessità di riallacciare i rapporti con Il Cairo, il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, aveva annunciato espressamente in Parlamento, la decisione di inviare un nuovo rappresentante italiano, designando Gianpaolo Cantini come la persona più adatta a ricoprire un siffatto ruolo altamente delicato. Colui che riaprirà la sede diplomatica italiana a Il Cairo, colui che, nonostante l'assenza di rapporti fra i due Paesi, dovrebbe accelerare il passo per far luce sul caso Regeni, che ancora oggi, appunto, non ha una soluzione.

Ad essere preoccupata è anche l'Amnesty International, che dichiara non essere un'anomalia o una coincidenza il fatto che i difensori dei diritti umani spariscano proprio nel momento in cui si accingono a prendere parte ad una conferenza.

Il portavoce dell'organizzazione in Italia, Riccardo Noury, invita fermamente a credere che l'ambiente egiziano, per ciò che concerne i diritti umani, sarà tutt'altro che favorevole.

Ibrahim Metwaly

L'avvocato egiziano della famiglia Regeni ha 53 anni e rientra fra coloro che hanno scritto quel rapporto che evidenziava alcune pratiche del regime egiziano, pratiche che in Italia non sono sconosciute.

Metwaly è stato fermato all'aeroporto de Il Cairo. Doveva salire sul volo diretto a Ginevra per partecipare ad una conferenza delle Nazioni Unite, dove avrebbe parlato del caso Regeni, del mistero della sua morte e, in definitiva, della situazione dei diritti umani in Egitto. Si sarebbe soffermato, però, anche sulla scomparsa di suo figlio Omar.

L'associazione si dichiara preoccupata. Un'inquietudine che cresce col passare delle ore. Dopo la notizia del suo arresto, non è stato divulgato più nulla. Ed è il non sapere, è l'assenza di notizie che desta allarmismi e macabri sospetti.

Uso della tortura in Egitto

Da giorni, ormai, al Sisi e il suo governo hanno nuovamente messo al centro del loro operato l'attenzione verso coloro che si occupano della tutela dei diritti umani. Il rapporto scritto da Ibrahim Metwaly, che denuncia il metodo delle torture, non è tuttavia l'unico.

Esiste, infatti, un altro rapporto-denuncia sull'uso delle torture, delle "maniere forti" che i servizi di sicurezza egiziani mettono in atto negli interrogatori per spingere i presunti rei a confessare o a rilasciare informazioni. Pratiche che fanno di quei diritti umani in Egitto una realtà lontana e parallela.