La storia che abbiamo sempre studiato a scuola è una menzogna. Il presidente degli Stati Uniti d'America Donald J. Trump ha dato l'autorizzazione al rilascio di alcuni file della Cia - tra i quali le indagini sull'assassinio di John Kennedy - custoditi dagli Archivi Nazionali Usa. In uno di questi, si racconta che Adolf Hitler, l'alleato di Mussolini, responsabile dell'Olocausto e dello scoppio del secondo conflitto mondiale, non si è mai suicidato.
La versione ufficiale
La morte di Adolf Hitler sarebbe avvenuta il 30 aprile 1945 nel Fuhrerbunker di Berlino, dopo che il dittatore della Germania si era sparato un colpo di pistola alla testa.
Poco prima aveva ingerito una capsula di cianuro insieme a sua moglie Eva Brown. Secondo le istruzioni rilasciate dal fuhrer, i cadaveri dei coniugi furono trasportati fuori dal bunker, cosparsi di benzina e dati alle fiamme nel giardino della cancelleria del Reich. Il KGB, ovvero i Servizi Segreti Sovietici hanno sempre dichiarato di aver ritrovato i resti di Hitler affermando di aver potuto confermare l'identità grazie all'impronta dentale.
Il contenuto dei file
Un informatore della CIA, i Servizi Segreti Statunitensi, prese contatti con lui alla metà degli anni Cinquanta. In quel periodo l'ex dittatore, stando ai documenti, si sarebbe nascosto in Colombia. Nei file è riportata la testimonianza di un agente dell'agenzia di intelligence in Sudamerica, dal nome in codice Cimleody-3.
La testimonianza dell'agente segreto
La spia ha raccontato che nel settembre 1955 Phillip Citroen, ex ufficiale tedesco, gli ha confidato che Hitler era ancora vivo. Tra i documenti dell'archivio Cia, c'è una fotografia. Nel file che contiene la foto, c'è scritto: "Il 28 settembre 1955, l'amico di Cimelody-3 ha ottenuto la fotografia citata, e il giorno dopo è stata mostrata a Cimelody-3".
Nella didascalia è scritto: "Adolf Schrittelmayor, Tunga, Colombia, America del Sud, 1954".
Per molti anni, l'Unione Sovietica aveva sostenuto di avere i cadaveri di Eva Brown e di Hitler, anche se la versione ufficiale voleva che fossero stati cremati. Gli statunitensi hanno sempre smentito pubblicamente questa affermazione.
Nel 2009, un ricercatore dell'University of Connecticut Nick Bellantoni, analizzò il frammento di un teschio in possesso dei russi, affermando che poteva essere attribuito al copro di una donna tra i 20 e i 40 anni ma non certo ad Hitler.