Mario Adinolfi, giornalista ed ex deputato della XVI legislatura nelle file del Partito Democratico, noto per le proprie posizioni radicali e talvolta provocatorie su temi quali la famiglia ed i diritti civili della comunità Lgbt, da lui visti come una minaccia, è stato molestato da un uomo che si è presentato in mutande durante una conferenza in cui Adinolfi stava presentando il suo nuovo libro “O capiamo o moriamo”.

Irruzione alla conferenza

La vicenda è avvenuta a Novara il 28 Ottobre, ad un convegno organizzato dal "Popolo della famiglia". Un uomo corpulento ha fatto irruzione sulla scena, con indosso solo un perizoma, e si è recato da Adinolfi sul palco dove ha iniziato ad accarezzarlo e abbracciarlo.

A fare il siparietto, prontamente interrotto dalle forze dell'ordine, è stato Francesco Nozzolino, un personaggio che lavora per Mediaset.

Adinolfi è rimasto tranquillo

Quando ha visto entrare in scena il provocatore Adinolfi è rimasto seduto e non si è scomposto. "Vogliamo fare una scenetta?" ha commentato, restando impassibile quando Nozzolino ha iniziato ad abbracciarlo. In seguito ha dichiarato di non avere intenzione di sporgere querela, nonostante egli ritenga che ci siano gli estremi per farlo. Il leader del "Popolo della Famiglia" ha poi approfittato dell'occasione per fare propaganda al suo movimento: "Episodi come questo e altri di cui sono bersaglio saranno sempre più frequenti, via via che ci affermeremo - ha commentato Adinolfi - poiché ci vedono come un baluardo rispetto all'insensatezza.

La nostra battaglia è necessaria anche a costo di subire episodi come questo. Ciò che oggi è assente è una visione positiva e la cultura della vita, con la politica italiana che sembra agevolare in ogni modo la cultura della morte, sostenendo l'aborto, l'uso di anticoncezionali, il suicidio assistito ed il divorzio".

Le sparate di Adinolfi

Adinolfi, che dopo aver militato nel Partito Democratico nel 2016 ha fondato "Il popolo della famiglia" in molte occasioni ha assunto dure prese di posizione contro la concessione dei diritti alle coppie Lgbt, contro l'eutanasia, e persino contro la Legge 194 sull'interruzione di gravidanza. Dichiarazioni che sui social network gli sono costate ripetuti blocchi del profilo personale per 30 giorni, oltre che una moltitudine di commenti offensivi.

Un episodio di questi è avvenuto nel Febbraio scorso, nei giorni in cui Dj Fabo si recò in Svizzera per porre fine alle sue sofferenze, quando Adinolfi paragonò la pratica dell'eutanasia alle gesta di Hitler.