È notizia di pochi minuti fa da parte dell'Ansa che Carmelo Capriano, l'istruttore di karate accusato di violenza sessuale di gruppo e prostituzione minorile nei confronti di alcune sue allieve, abbia deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. L'uomo, in carcere da giovedì, non ha risposto alle domande di Alessandra di Fazio, il gip che ha disposto la custodia cautelare.
La vicenda appare sempre più torbida e squallida. Secondo alcune deposizioni sarebbero, infatti, coinvolti anche alcuni padri degli adolescenti che si recavano presso la palestra.
Una delle parti offese ha fatto mettere agli atti, nero su bianco, che Capriano non era solo. Era senz'altro colui che teneva le redini della situazione e che esercitava sulle giovani ricatti e manipolazioni varie. Ma pare non fosse solo. Sembra che in alcune circostanze invitasse suoi "amici" ad assistere e addirittura a partecipare.
Non era solo: altri uomini partecipavano
L'organizzazione di questi terribili incontri poteva avvenire anche via chat avvalendosi di WeChat o Badoo (sito di incontri dove è possibile anche fare videochat). In questi casi l'allenatore insisteva molto con le ragazze affinché dichiarassero di essere maggiorenni. Ancora non è chiaro fin dove arriva la responsabilità degli altri.
Potrebbero aver solo guardato o essersi spinti a palpeggianti veri senza aver avuto veri e propri rapporti sessuali con le ragazze. Ma, giustamente, al giudice interessa qualsiasi voce partecipativa. Al momento sono indagati per violenza sessuale di gruppo altri tre uomini adulti, oltre a Carmelo Capriano. Se le voci verranno confermate si tratterebbe di alcuni genitori di altri ragazzi/e che frequentavano la palestra.
Tutto questo ha gettato nel più grande sconforto e disperazione gli altri genitori, quelli che invece stanno lottando al fianco delle loro figlie per ottenere giustizia e verità.
Il luogo delle violenze
Secondo le testimonianze di alcune ragazze tutto avveniva proprio nella sala dove svolgevano le lezioni di karate. Ovviamente in orari di chiusura o quando non c'era nessuno.
Cominciava sempre tutto in chat. Le ragazze dovevano cominciare la frase scrivendo: "ho fatto un sogno". A quel punto dovevano indicare con chi avevano fatto quel sogno. Come se avessero la possibilità di scegliere. Perché non dimentichiamo che la fiducia di queste giovani è stata tradita da una persona di cui si fidavano e che è riuscita a far loro un vero e proprio lavaggio del cervello.