Il loro nome scientifico è Halyomorpha halys, ma per tutti sono più semplicemente le cimici asiatiche. In questi giorni si parla di una vera e propria emergenza nel Nord Italia, alle prese già con il difficile rompicapo delle polvere sottili e del conseguente blocco del traffico. Per la verità, l'origine del "male" risale a qualche anno fa, quando però in pochi si resero conto della gravità della situazione. Se è vero che non è mai troppo tardi, è altrettanto ragionevole affermare che lo scorso anno i danni sono stati ingentissimi, come riportato dal Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura.

L'inverno può sorridere alle cimici

L'arrivo delle cimici asiatiche nel nostro Paese è storia di cinque anni fa. In un lustro esatto non si è riusciti a trovare una valida contromisura, per debellare una volta per tutte l'Halyomorpha halys. Ad essere in ginocchio sono un po' tutti, dai singoli contadini alle industrie agricole più grandi. Il 2016 è stato l'anno peggiore, con la distruzione del 40 per cento del raccolto di kiwi e pere. Fermarle sta diventando un'impresa impossibile, tanto che ora si teme l'inverno quanto e più dell'estate. Le cimici potrebbero, infatti, trovare rifugio nelle case durante la stagione più fredda, per poi ripresentarsi all'attacco, ancora più devastanti, il prossimo anno.

Andrebbero in una sorta di letargo, temono gli esperti, evitando così le rigide temperature dell'inverno nel Nord Italia e avendo molte più possibilità di sopravvivere. Un vero incubo per l'agricoltura italiana, continuamente alla ricerca di soluzioni e idee per fermare quella che ha tutte le caratteristiche di un'invasione distruttrice, non soltanto di un semplice raccolto ma dell'intera economia di una famiglia o, pensando più in grande, di un'industria.

Differenze e contromisure

Le nostre cimici sono verdi, quelle asiatiche hanno invece un colore scuro. Ad una prima analisi visiva, sembrava essere la sola differenza con la specie nostrana, la Nezara viridula, fino all'amara scoperta. Le cimici asiatiche, attraverso la loro saliva, provocano la necrosi e deformazione dei frutti e delle colture in generale.

Lo scorso anno subirono ingenti danni anche uva, pesche, mele, pomodori, mais, soia, nocciole e noci. Fra le contromisure più recenti, si annoverano le reti anti-insetto. Già installate, in parte, in Emilia Romagna, dovrebbero entrare a pieno regime ad inizio 2018. Un'altra via alternativa studiata concerne le colture-trappola per distrarre le cimici dalle colture più redditizie. Intanto, ci si prepara ad un lungo e intenso inverno.