Nei primi mesi del 1990, un giovane reporter della potente rivista Hollywoodiana Variety, alla riunione settimanale presenta dei fatti contro Harvey Weinstein e la Miramax. Ma peter bart, caporedattore, mise a tacere immediatamente tutto e si assicurò che niente di simile in futuro doveva essere portato alla luce. Questo lo confessa ai giorni nostri intervistato da HuffPost il reporter stesso che vuole rimanere anonimo perché ancora impegnato “nel settore”.
In quel tempo altri reporter portarono articoli alla redazione che puntualmente venivano ecclissati senza motivazione alcuna.
Dentro Vanity al pari del tennis dove le regole di buon comportamento ed educazione sono delle “leggi non scritte” la negazione totale di ogni riferimento a Weinstein era ormai nel DNA della rivista. Alla fine di ogni riunione vi era sempre un collega che per ultimo prima di lasciare la stanza lo ricordava all’ignaro giovane reporter di turno.
Dopo le indagini del The New York Times e del New Yorker’s almeno 35 donne hanno trovato il coraggio di portare la loro testimonianza riguardo le presunte molestie sessuali e aggressioni di Weinstein. Nel 1989 la Miramax di Weinstein vinceva la Palma d’oro di Cannes con la pellicola “Sex, Lies, and Videotape” con orgoglio e soddisfazione di tutto il settore.
Nello stesso anno Peter Bart diviene direttore del Weekly Variety e da quel momento la sua carriera è intrecciata a quella di Weinstein. Bart veniva dai tempi gloriosi di Hollywood ed aveva partecipato alla produzione di colossi come “Rosemary’s Baby” ed “Il padrino”, lui si autodefiniva uno statista di Hollywood. Portò la rivista ad un folgorante ascesa e ad essere una stella indiscussa di tutta l’industria cinematografica e lo testimonia anche un ex editor assunto nel lontano 1998, Kinsey Lowe.
Weinstein introdusse nuove concezioni come quando trasformò le premiazioni agli Oscar in una sorta di evento sportivo. Aumentò vertiginosamente il fatturato e le entrate pubblicitarie che rendevano il suo potere sempre più vasto. Dove si faceva spettacolo vi era Miramax. Michael Evans, direttore del reparto pubblicità del New York Times, dichiarò che nel 1997 Miramax aveva acquisito circa il 40% degli annunci agli oscar sul Weekly Variety.
Era quindi il maggior finanziatore della rivista più potente di Hollywood.
Durante la distribuzione di “La vita è bella” e di “Shakespeare In Love" Miramax ha rivoluzionato il modo di fare campagna pubblicitaria portando il tetto di investimento a vette vertiginose. Ecco allora che il maggior finanziatore di Vanity non poteva essere toccato. Leonard Klady e Rex Weiner sono ex reporter di Variety intervistati da HuffPost dichiarano che Bart era innamorato di Harvey ma mai ha imposto esplicitamente alla redazione di coprire Miramax. Coloro che non si attenevano a tutto questo venivano fatti fuori dal mondo editoriale.
Bart interveniva personalmente a modificare gli articoli nelle parti che lui riteneva modificabili ed ammorbidendole nei confronti dei suoi amici.
Il loro rapporto di amicizia era sempre più pubblico come evidenziato nel 1997 con la celebrazione del cocktail party per i 50 anni del “sole, sesso e celluloide”, un libro scritto da Bart per Miramax Books per il Festival di Cannes. Weistein scherzava alla festa sul fatto che lui stesso ha aggiunto la parola sesso al titolo del libro e descritto in un articolo della rivista. Due anni dopo Weistein ricambia organizzando la festa per i 10 anni come caporedattore di Bart.
Il caporedattore della potentissima rivista Vanity copriva e proteggeva Weinstein
Nel settembre del 2001 Amy Wallace pubblica sul Los Angeles Magazine “Peter Bart è l’uomo più odiato di Hollywood?”. In questo articolo si descrive un Burt paranoico e minacciante querele a telefono con Wallace.
Viene dipinto come razzista e antisemita bugiardo seriale. Era la prima volta che si pubblicava apertamente i conflitti e le manipolazioni del sistema gestito da Bart ed i suoi amici e come si doveva passare sotto la sua censura editoriale.
Dopo queste accuse Bart ha subito una sospensione di 21 giorni e la proprietà del Variety ad avviare un’indagine in merito tramite consulenti investigativi esterni che alla fine dichiararono di non avere prove di abuso di potere o influenza come editor. Peter ritornò a essere caporedattore. Due anni dopo Miramax pubblicò il libro “Dangerous Company” e Variety organizzò una festa per i fratelli Weinstein.
Miramax creò altro guadagno per Burt nel 2006 pubblicando il suo libro “hollywood splashy”.
Come nel 2009 con il libro “Infamous Players”. Bart però continua a smentire qualsiasi voce per cui lui sapesse delle tendenze sessuali di Weistein e le illazioni sul fatto che lui lo difendesse sono ridicole. Anzi dichiara che se avesse saputo dei comportamenti violenti sarebbe stato ben felice di scriverne e denunciarli.